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Ed alla fine rispuntò Tremonti.

(26 Settembre 2005)

Si è conclusa nel peggiore dei modi la manfrina relativa al dicastero di via XX settembre.

Il Ministro Siniscalco si è dimesso e il centro destra affida alla "creatività" di Giulio Tremonti, il compito di rabberciare i cocci di una compagine governativa oramai allo sbando.

Dall'altro lato, il centro sinistra invoca strumentalmente le dimissioni del governo, ma si guarda bene dallo spendere una sola parola sulle vere questioni che sono alla base del malessere sociale che attraversa milioni di lavoratori: la inesorabile perdita del potere d'acquisto dei salari, le privatizzazioni, la precarizzazione dei rapporti di lavoro, e la controriforma delle pensioni (su questo punto addirittura il centro sinistra rimprovera al governo di non aver ancora fatto decollare i fondi pensione).

La nomina di Tremonti a Ministro dell'Economia non potrà che accelerare la crisi sociale del paese: e non solo perché Tremonti è il ministro dell' una tantum, dei condoni strutturali, dello scudo fiscale e delle cartolarizzazioni, ma soprattutto perché ai suoi giochi di prestigio sarà affidato il compito di preparare una Finanziaria tutta elettorale che possa permettere al centro destra di recuperare la perdita dei consensi proprio in quei settori sociali (Confindustria) che oramai guardano con sempre maggiore interesse ad un futuribile governo di centro sinistra.

E non a caso Montezemolo non ha perso tempo per invocare una finanziaria di rigore (per i lavoratori) e di sviluppo (vedi taglio dell'Irap) per le imprese.

D'altronde, i contenuti fortemente antisociali della finanziaria che si appresta ad essere varata, sono già circolati attraverso le pagine dei giornali: i 3 miliardi di euro di tagli alle autonomie locali, l'1,2 al pubblico impiego, e i 2,5 alla sanità, costituiranno senz'altro la base da cui Tremonti vorrà partire per regalare alle imprese l'abolizione dell'Irap.

Magari, per non smentirsi, il tutto condito dalla riapertura dei termini per il condono!

Si aggiunga a questo il galoppante carovita, e l'arrivo della stangata rappresentata dagli aumenti delle tariffe di luce gas e acqua.

Sul fronte contrattuale non vi è traccia nelle buste paga dei lavoratori di quei pur miserabili aumenti frutto del disgraziato accordo firmato a maggio da CGIl, CISL e UIL, con l'aggravante che, per una quota di quegli aumenti, le risorse dovranno essere reperite nella prossima finanziaria.

I salari, pertanto, continuano a perdere potere d'acquisto, e in questo panorama, a dicembre dovrebbero riaprirsi le trattative per il rinnovo del quadriennio economico e normativo in tutti i settori del pubblico impiego.

A fronte di questa situazione, come oramai sosteniamo da tempo, non vi sono scorciatoie praticabili: l'unica strada è quella della mobilitazione dal basso, riaprendo, nei singoli posti di lavoro, il dibattito tra i lavoratori per rivendicare salari adeguati al costo reale della vita, per la stabilizzazione delle centinaia di migliaia di precari e per rilanciare il ruolo pubblico della Pubblica Amministrazione.

COBAS Pubblico Impiego
aderente alla Confederazione COBAS

1952