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(16 Agosto 2010) Enzo Apicella

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Il funerale dell’imperialismo italiano

(20 Giugno 2023)

Una settimana fa moriva Silvio Berlusconi, un padrone divenuto potente grazie ai legami con la mafia, la speculazione edilizia, le coperture di regime e la comunicazione televisiva, che ha ricoperto dopo la sua entrata in politica nel 1993 numerose cariche istituzionali (per quattro volte ha ricevuto l’incarico di presidente del consiglio).

La classe dominante, tramite il governo Meloni, ha dichiarato tre giorni di lutto nazionale per commemorare questo suo “campione” non paragonabile in nulla alla statura di altri dirigenti del suo stesso campo, quello dei nemici dei lavoratori, almeno del passato.

In realtà, ciò che la borghesia ha celebrato, accompagnata dal requiem dei suoi mass media, sono stati tre decenni di fallimenti dell’imperialismo italiano.

Il trentennio che ha visto protagonista Berlusconi in politica è stato caratterizzato dall’anticomunismo, dal neoliberismo, dal populismo di destra, dall’intreccio affaristico-mafioso, dall’atlantismo bellicista, dalla corruzione dilagante, dalla difesa a oltranza dei privilegi delle classi possidenti: una politica che non ha arrestato il declino storico del capitalismo monopolistico italiano, ma lo ha accelerato su tutti i piani.

Nel lungo periodo in cui il berlusconismo si è affermato come modello egemone a livello politico e culturale la borghesia ha demolito molte conquiste economiche, politiche, sociali, ottenute dalla classe operaia con dure lotte; ha abbassato i salari dei lavoratori sfruttati, fatto dilagare la precarietà e la miseria; ha ampiamente smantellato la sanità, le pensioni e la scuola pubbliche; ha propagato l’oscurantismo, il maschilismo, gli stili di vita più abietti; ha devastato il territorio in nome del massimo profitto; ha varato leggi elettorali antidemocratiche, contribuito a sdoganare il fascismo, rafforzato l’apparato poliziesco e sviluppato una politica di guerra per una nuova ripartizione del mondo fra le potenze imperialiste.

Assieme all’attacco antioperaio e alla reazione su tutto il fronte, in questo periodo l’imperialismo italiano si è distinto, oltre che per la distruzione delle forze produttive, per il rallentamento della crescita economica e la stasi della produttività del lavoro; ha perso quote di mercato e numerose posizioni sull’arena internazionale a causa dei suoi limiti strutturali e contraddizioni intrinseche, così come dell’accanita concorrenza internazionale.

Berlusconi è stata la maschera tragicomica della decomposizione della borghesia italiana, che oggi lo santifica. Un lungo processo di disfacimento che è avanzato sulla base dei monopoli generatori di parassitismo e si è caratterizzato politicamente per l’alleanza fra oligarchia finanziaria, settori di ceto medio e aristocrazia operaia, che Berlusconi ha incarnato, per cercare di fermare la ruota della storia.

Non c’è in Italia partito borghese o piccolo borghese che non può dirsi erede del berlusconismo, compresa la “sinistra” liberal-riformista e socialdemocratica che non ha mai sviluppato la lotta a Berlusconi su un piano di classe, limitandosi al “conflitto di interessi”.

Le privatizzazioni e il liberismo d’assalto sono stati trasversali, così come trasversale è stata la demolizione, pezzo a pezzo, dell’apparato industriale, ovvero la sua svendita a capitali stranieri spesso a scopo speculativo.

L’attacco all’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori e le spedizioni militari all’estero sono stati gli elementi di continuità più evidenti di una politica che mascherandosi dietro l’antiberlusconismo ne ha portato avanti gli stessi contenuti essenziali.

Dal bilancio dell’ultimo trentennio emerge con chiarezza che la borghesia non può far uscire il nostro paese dal declino ma può solo condurci alla rovina, impadronendosi di tutta la ricchezza prodotta dalla classe operaia, fomentando guerre, vivendo nel lusso e nello spreco.

Per uscire dalla crisi organica della società italiana bisogna abbattere il capitalismo moribondo ed edificare il socialismo. La sola forza che può percorrere con successo questa via è il proletariato, la classe più rivoluzionaria della società che ha la funzione storica di seppellire la borghesia e stabilire un nuovo e superiore ordinamento sociale.

Lo farà costituendo il proprio partito indipendente e rivoluzionario, portatore di un programma per la trasformazione ed il rinnovamento radicale della società. A questa impresa chiamiamo i comunisti e gli operai d’avanguardia.

19 giugno 2023

Piattaforma Comunista – per il Partito Comunista del Proletariato d’Italia

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