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CONTRO LA DITTATURA IN MYANMAR,
PER LA SOLIDARIETA' PROLETARIA

(24 Febbraio 2024)

Dal n. 134 di "Alternativa di Classe"

alterclasse

La Birmania (dal 18 Giugno 1989 ufficialmente Myanmar) è uno Stato dell'Asia sudorientale. Occupa parte della costa occidentale della penisola indocinese, è affacciato sul Golfo del Bengala e sul Mar delle Andamane, e confina, da ovest ad est, con Bangladesh, India, Cina, Laos e Thailandia. Il 4 Gennaio 1948 la nazione si trasformò in una repubblica indipendente, conosciuta come Unione della Birmania. Diversamente dalla maggiore parte delle altre ex colonie britanniche, la Birmania non divenne membro del Commonwealth.
La situazione in Myanmar si è aggravata dopo il Golpe del 1° Febbraio 2021, quando le forze armate birmane, guidate dal Generale Min Aung Hlaing, sono salite al potere. Una violenza inaudita, scatenata nel Paese dal generale Min, che non ha accettato il risultato elettorale delle elezioni del Novembre 2020, preferendo arrestare la leader eletta, Aung San Suu Kyi, e mettere al bando tutti i partiti politici di opposizione.
Aziende di mezzo mondo aiutano la Giunta militare al potere in Myanmar a fabbricare armi. Aziende legalmente domiciliate in Israele, Cina, Singapore, India, Giappone, Corea del sud, Corea del nord, Russia, Ucraina, Francia, Austria e Germania, forniscono macchinari, software e materie prime, che poi vengono utilizzate dai militari per produrre armi da usare all'interno del Paese.
A denunciarlo è un rapporto redatto dal Consiglio consultivo speciale sul Myanmar (SAC-M), formato da ex funzionari delle Nazioni Unite. Tra questi Yanghee Lee, l'ex relatore speciale ONU sui diritti umani nel Paese asiatico.
La popolazione, nonostante la sanguinosa repressione dell'esercito, è prima scesa in strada pacificamente, e poi ha iniziato una resistenza armata senza precedenti. La situazione interna del Paese nel 2021 è stata caratterizzata da varie manifestazioni antigovernative e da ripetuti attacchi a diversi uffici pubblici e attività commerciali riconducibili ai vertici statali e militari.
A Ottobre dello scorso anno c'è stata una vera e propria svolta nell'ambito della guerra civile: tre importanti milizie etniche, l'Esercito di liberazione nazionale Ta'ang (TNLA), l'Esercito Arakan (AA) e l'Esercito dell'Alleanza Nazionale Democratica del Myanmar (MNDAA), riunite sotto il nome di “Alleanza delle tre Confraternite (3BA)”, si sono messe insieme per lanciare ”l'operazione 1027” nello Stato di Shan.
Nel giro di poche settimane hanno catturato 220 avamposti militari e strappato all'esercito il controllo di Chinshwehaw, sede del principale passaggio di frontiera tra il Myanmar e la Cina. Dalla città passa anche la maggior parte del commercio sino-birmano. Allo stesso modo, sono passati ai ribelli le importanti località di Khampat e Rehkhawdain, fondamentali per il commercio con l'India.
Fino ad ora, secondo le stime del NUG (il governo in esilio), si contano nel Paese più di 1 milione di sfollati interni, costretti a vivere in condizioni disastrose, con serie difficoltà a reperire cibo, acqua e medicinali. Per l'UNICEF, più di 5 milioni di minori hanno bisogno di assistenza umanitaria, e circa 8 milioni di adolescenti non hanno istruzione. L'economia è al collasso, con un tasso di disoccupazione pari al 40%, stando alle stime dell'organizzazione non governativa “Assistance Association for Political Prisoners”.
La Giunta militare ha arrestato oltre 20mila dissidenti. Tom Andrews, l'investigatore speciale indipendente delle Nazioni Unite sul Myanmar, ha definito il conflitto in atto nell'ex Birmania una 'guerra dimenticata'. E' una guerra volutamente oscurata dai media di tutto il mondo. Si ritiene, o si vuol far ritenere, che si tratti di una guerra a “bassa intensità”, come ce ne sono tante, purtroppo, nel mondo capitalistico.
Invece, secondo autorevoli istituti di ricerca quali Human Rights Watch e Armed Conflict Location, è una guerra assai intensa, che ha fatto oltre 30mila morti in due anni, ossia dal colpo di Stato del Febbraio 2021.
Nel Dicembre del 2022 dal Consiglio di Sicurezza dell'ONU è stata approvata una Risoluzione in cui si chiedeva alla Giunta militare di liberare tutti i prigionieri politici, inclusa la leader Aung San Suu Kyi. La Risoluzione è passata con 12 voti a favore e con nessun voto contrario. Cina e Russia si sono astenute. In passato, facendo leva sul proprio diritto di veto, Russia e Cina avevano bloccato qualsiasi tentativo di condannare il Golpe militare.
Il Myanmar è molto importante per la Cina, garantendo risorse fondamentali come le terre rare. Si calcola che il 12,5% della produzione mondiale di terre rare sia in Myanmar. La Cina è stata certamente infastidita dal colpo di Stato dei militari. I suoi progetti Belt and Road, tra cui ferrovie, strade e porti, si sono in questo momento tutti arenati, ma rimane sempre molto interessata alla regione.
La Cina punta a sviluppare tramite il Myanmar una nuova rotta commerciale alternativa allo Stretto di Malacca. Attraverso questo bacino d'acqua scorrono infatti i principali flussi commerciali da e per la Repubblica Popolare Cinese, incluso l'80% del petrolio importato, che arriva dal Medio Oriente. Il corridoio sino-birmano consentirebbe alla Cina di ridurre notevolmente la dipendenza da questo 'collo di bottiglia' tra Malesia, Indonesia e Singapore.
Uno dei progetti cinesi più importanti è il porto di Kyauk Phyu, sul Golfo del Bengala, e il suo indotto di autostrade, gasdotti e oleodotti. Questi collegherebbero lo Stato Araka in Myanmar direttamente alla città cinese di Kunming, creando di fatto una rotta alternativa per la fornitura di petrolio dal Golfo Persico.
Dopo l'ultima e unica Risoluzione ONU, alla leader Aung San Suu Kyi sono stati comminati altri 7 anni di carcere. L'ulteriore pena inflitta alla Presidente della NLD, in un processo che si è svolto a porte chiuse, ha messo fine agli innumerevoli procedimenti penali formulati a suo carico dopo il golpe. E, di fatto, condanna la leader settantasettenne al carcere a vita.
I generali della Giunta hanno annunciato il prolungamento per altri 6 mesi dello stato di emergenza, rinviando ancora le elezioni promesse dopo il colpo di Stato del 1° Febbraio2021. Il Generale Min in un comunicato ha spiegato che il prolungamento dello stato di emergenza è dovuto perchè 'la situazione non è tornata alla normalità, e per permettere che prosegua la lotta contro i terroristi'.
Il 12 Gennaio 2024 i portavoce della alleanza tra Arakan Army, Myanmar National Democratic Alliance Army e il Ta' Ang National Liberation Army, hanno annunciato il raggiungimento di un accordo per il “Cessate il fuoco” con il Consiglio di amministrzione dello Stato (SAC), la Giunta militare che governa il Myanmar.
Ma nel Nord-est del Myanmar l'accordo già scricchiola, e nel resto del Paese si continua a combattere. La situazione è resa più difficile dalla composizione etnica estremamente diversificata e complessa della popolazione del Myanmar: all'interno dei suoi confini convivono 135 etnie riconosciute, e altre, come i Rohingya, neppure riconosciute. Da quando il Paese ha raggiunto l'indipendenza il conflitto tra le minoranze etniche e il governo centrale non è mai cessato.
Il regime militare del generale Min ha avviato progetti di sovrasfruttamento capitalistico delle risorse naturali, che stanno mettendo in ginocchio le comunità locali, soprattutto quelle costiere. La crescente estrazione di risorse minerarie non regolamentate sta degradando l'ambiente, inquinando le fonti d'acqua, devastando le foreste. Questo, insieme al conflitto e alla repressione militare, sta minacciando i mezzi di sussistenza di milioni di persone in Myanmar.
Sabato 10 Febbraio la giunta militare ha applicato a decorrenza immediata una legge del 2010, che istituiva la leva obbligatoria per uomini e donne, che per il personale medico vale fino all'età di 45 anni, e in periodo di “emergenza”, com'è quello attuale, dura fino a cinque anni. Il provvedimento, secondo la giunta, si è reso necessario per le perdite subite dall'esercito nei numerosi scontri con i “gruppi ribelli”
L'indice dei diritti globali, pubblicato nel 2022 dal sindacato mondiale ITUC, ha evidenziato che il Myanmar è uno dei 10 peggiori Paesi al mondo per i lavoratori, dove è esercitata sistematicamente e diffusamente una repressione brutale dei diritti sindacali, degli scioperi e delle proteste, cui spesso seguono arresti arbitrari e uccisioni. Inoltre, l'introduzione della legge marziale nelle zone industriali della città di Yangon ha reso impraticabile l'attività sindacale. Sedici organizzazioni sindacali sono state dichiarate illegali dall'esercito birmano.
Nonostante tutto questo, in diversi settori (ferrovie, cantieri navali, ecc.) i lavoratori hanno scioperato contro la dittatura militare e sono stati lanciati appelli per uno sciopero generale. Purtroppo la protesta rimane sul terreno della democrazia borghese. I manifestanti scendono in piazza contro la dittatura e per l'abolizione della Costituzione del 2008, redatta sotto la supervisione militare, che dà ai generali il potere di veto in Parlamento e il controllo di diversi ministeri.
In base alla Costituzione del 2008, il 25% dei seggi in Parlamento spetta per legge al Partito dell'Unione della Solidarietà e dello Sviluppo (USP), espressione delle forze armate e queste ultime controllano anche i ministeri più importanti: Interni, Difesa e Controllo delle frontiere.
Di fronte alla brutale offensiva capitalista militare o civile, i lavoratori non hanno che da prepararsi alla lotta aperta, in modo indipendente da tutte le forze borghesi e piccolo borghesi, e in rottura con le rivendicazioni nazionaliste. Solo costruendo una coesa organizzazione di classe, contro tutti gli attacchi del capitale, sia in campo economico che in campo politico e sociale, i proletari del Myanmar potranno affrontare la classe borghese e il suo apparato militare.
La lotta deve essere contro l'esercito, contro tutti i rapaci imperialisti di Oriente e Occidente, contro tutte le divisioni etniche. Per una sola prospettiva proletaria: la lotta di classe internazionalista!

Alternativa di Classe

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