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Influenza aviaria: “Veneto a rischio, servono interventi strutturali”

Presentato un emendamento da Pettenò (RC).

(21 Gennaio 2006)

“Il Veneto, regione nella quale si concentrano oltre 60 milioni di polli in circa 40 chilometri quadrati, è tra le aree in Italia più esposte al rischio di contagio del virus dell’influenza aviaria. Per questo chiediamo che la Regione non si limiti a un piano di prevenzione sanitaria affidato alla rete veterinaria, ma intervenga con azioni strutturali per cambiare il modello di produzione dei grandi allevamenti industriali concentrati tra Padova, Vicenza e Verona”. E’ quanto afferma il consigliere regionale di Rifondazione Comunista Pietrangelo Pettenò, che ha presentato uno specifico emendamento alla legge finanziaria, in discussione in questi giorni a palazzo Ferro-Fini, per contrastare appunto i rischi di contagio del virus dei polli.

Illustrando ai giornalisti il contenuto dell’emendamento, Pettenò ha precisato che focolai ciclici del virus dell’influenza aviaria a bassa patogenità sono presenti da almeno cinque anni negli allevamenti italiani e hanno causato sinora l’abbattimento di 25 milioni di capi.

“L’altissima concentrazione di polli e tacchini che si registra nella pianura veneta - ha aggiunto il capogruppo di RC, affiancato dal portavoce di Altragricoltura Nordest Luciano Mioni - rappresenta l’ambiente ideale per il radicamento del virus ad alta patogenità H5N1 e le sue possibili mutazioni in forme pericolose per l’uomo. La Regione, invece di erogare lauti contributi per i capi abbattuti dalle cicliche epidemie, dovrebbe bloccare gli accasamenti da gennaio a marzo e convertire i fondi spesi sinora per riparare le ingenti perdite registrate dagli allevamenti industriali in contributi alle aziende che scelgono strategie di riconversione produttiva e privilegiano il benessere animale”.

L’emendamento presentato da Rifondazione alla legge finanziaria propone appunto di destinare 5 milioni di euro del bilancio regionale 2006 a contributi alle aziende avicole che dimezzino la densità dei capi negli allevamenti (che attualmente varia dai 17 ai 21 capi a metro quadrato) e introducano metodi di allevamento sostenibili dal punto di vista ambientale, della sicurezza ambientale e della tutela del benessere alimentare.

“Le Regioni, e soprattutto il Veneto - ha concluso Pettenò - dovrebbero essere lungimiranti e anticipando, a livello nazionale ed europeo, la nuova direttiva comunitaria di prossima promulgazione sul benessere animale, che codifica la riduzione del numero di animali per chilometri quadrato, istituisce fasce cuscinetto di biosicurezza e valorizza le specie rurali autoctone, promuovendo metodi di allevamento rispettosi dell’ambiente e degli animali”.

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