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Dalla Tav a Gheddafi l'Italia scopre il foreign financing

(8 Marzo 2006)

Il genio italico non finisce di sbalordire e quali portavoce migliori di Silvio Berlusconi e del ministro "talpa" Pietro Lunardi potrebbero mai farsi interpreti dello spirito con il quale il Bel Paese intende entrare a pieno titolo nel novero dei grandi costruttori di meraviglie, insieme ai faraoni dell'antico Egitto?

In realtà l'Egitto, non quello antico di piramidali memorie, bensì quello moderno poco incline ai fasti e allo splendore è parte integrante della nostra storia, che nasce però nella terra di Libia governata da Gheddafi, uomo che è riuscito nella titanica impresa di far collidere i nobili interessi rivoluzionari con quelli assai più gretti del Gruppo Fiat e del capitalismo occidentale in genere.

Tutti ricorderete il penoso siparietto avente come protagonista quel genio incompreso del ministro Calderoli e le magliette con tanto di vignette sataniche, indossate dal maccabeo durante le sedute in parlamento. Così come ricorderete i furiosi incidenti di Bengasi che ne conseguirono e (imputabili in tutto o in parte al malestro del buontempone nostrano) lasciarono sul selciato almeno 13 vittime innocenti.

Ora dopo questa sorta d'incidente diplomatico, Gheddafi che nei lontani giorni della sua salita al potere si produsse nella nobile azione di cacciare dentro ai campi profughi tutti gli italiani residenti in Libia, provvedendo alla confisca dei loro beni, si professa amico fraterno del popolo italiano, ma altrettanto amico del vil denaro e reclama un risarcimento miliardario per i torti subiti durante il periodo coloniale.

Di fronte a una richiesta di questo tenore, talmente priva di senso da fare invidia perfino a Calderoli, quello che più sconcerta è la risposta del governo italiano, concretatasi nelle parole del premier Silvio Berlusconi.

Il Cavaliere, non pago di avere già firmato un accordo con il governo francese, in virtù del quale l'Italia si accollerà il 63% del costo della tratta internazionale delle futura linea TAV Torino - Lione,(buona parte della quale correrà in territorio francese) né soddisfatto di avere intrapreso contatti con il governo sloveno in merito al finanziamento con denaro pubblico italiano dei circa 40 km, (7 soli dei quali in territorio nostrano) della futura tratta ad alta velocità fra Trieste e Divaca, è riuscito ancora una volta a superare sé stesso.

Tenendo nella massima considerazione i ridicoli proclami di Gheddafi, il nostro Silvio, in un impeto di bonomia probabilmente derivante dal presunto successo della campagna elettorale si è detto possibilista riguardo all'eventualità di un risarcimento nei confronti della Libia, da concretarsi nella costruzione di una strada litoranea che colleghi l'Egitto alla Tunisia, il tutto naturalmente attingendo a piene mani dal denaro dei contribuenti italiani. L'ipotesi sicuramente non potrà che ingolosire i colossi delle costruzioni fra cui Impregiilo, CMC e la stessa FIAT che con il buon Gheddafi condivide non pochi interessi, i quali si troveranno certamente in prima fila nella corsa alla mangeria, qualora un giorno il progetto dovesse prendere corpo.

L'impressione è che il "giochetto" del project financing, attraverso il quale lo Stato Italiano continua a reperire fondi attingendo alle banche ed accumulando debiti che con tutta probabilità non sarà mai in grado di restituire, abbia ormai preso la mano a coloro che sono soliti praticarlo. E allora perché non toglierci il gusto di finanziare anche le grandi opere che sorgeranno in territorio straniero? In fondo essendo noi un Paese che non riesce in nessuna maniera a far correre decentemente neppure i treni per i pendolari, non ci resta altro che aspirare al ruolo di nuova locomotiva dell'Europa e, perché no, anche dell'Africa.

Marco Cedolin

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