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Prodi-Berlusconi: duello da soli

(14 Marzo 2006)

Dal dopoguerra in poi una delle passioni nazionali più praticate è stata l’arte d’importare pedissequamente dagli Stati Uniti tutti i peggiori usi e costumi, tralasciando con precisione certosina qualunque caratteristica del Paesone a stelle e strisce presentasse un sia pur vago valore positivo.
Abbiamo importato i piatti di plastica, il gusto dell’usa e getta, i fast food, il multilevel marketing, le situation comedy, i reality show, gli hamburger di soia, il bipolarismo monopartitico e non potevamo certo esautorarci dall’assimilare il culto per i confronti in TV fra politici delle opposte fazioni.
Il convincimento che l’esito delle elezioni dipenda in larga parte dalla bontà delle circonvoluzioni oratorie dei vari candidati durante le loro performances televisive si è fatto strada ogni giorno di più. Ormai da mesi il piccolo schermo è giornalmente monopolizzato da una serie infinita di dibattiti, interviste, monologhi stucchevoli e semplici apparizioni, aventi sempre come protagonisti i grandi nomi della politica nostrana.
Il profluvio senza fine del soliloquio di Silvio Berlusconi a fare il paio con gli interventi dell’immarcescibile skipper D’Alema, la ragionieristica pacatezza del Ministro Tremonti a bilanciare l’assolo del riccioluto Rutelli e così via attraverso l’apparizione del Cavaliere ad Uno mattina in compagnia del comico Antonio Cornacchione e il tenero incontro del macilento Fassino con l’indimenticata tata della sua gioventù.

In tutto questo festival dell’apparenza dove risulta vincente solo ciò che è artefatto e le offese goliardiche vertono più spesso sulla bontà degli attributi fisici dell’avversario, piuttosto che sulla qualità dei rispettivi programmi di governo, non poteva certo mancare la sfida più attesa, quello che nell’immaginario collettivo dovrebbe rappresentare il testa a testa fra due modelli di pensiero che tentano senza grossi risultati di manifestarsi antitetici l’uno rispetto all’altro, finendo al contrario per assomigliarsi sempre più.
Romano Prodi e Silvio Berlusconi, protagonisti del big match elettorale, sono già in ritiro con i propri personal trainer, come si conviene nella preparazione dei campioni di razza.
Il confronto non sarà simile ai tanti che abbiamo visto in precedenza, ma seguirà regole ferree, inderogabili e rigorosamente d’importazione americana.
Gli sfidanti condivideranno lo stesso ambiente e lo stesso tavolo ma in realtà duelleranno da soli, poiché non saranno tenuti ad interagire fra loro. Risponderanno alle domande dei due intervistatori, rigorosamente identiche ed avranno a disposizione esattamente lo stesso tempo per farlo. Non saranno presenti in sala spettatori e sostenitori e l’inquadratura dovrà rimanere fissa su colui che sta parlando. Non potranno “copiare” il compito attraverso Bignami, foglietti, grafici o quant’altro e saranno sottotitolati via internet per i non udenti. A completare l’atmosfera asettica e la condizione assolutamente paritaria nella quale saranno tenuti ad esprimersi i due leader, interverrà perfino la sospensione della pubblicità (roba da non crederci) ed una sorta di “monetina” per decidere a chi spetterà il primo scatto dopo il fischio d’inizio.

Stupisce un poco il fatto che la classe politica nostrana abbia la presunzione di supporre che l’esito di un simile confronto (ammesso che un esito ci sia) possa condizionare in qualche misura i risultati elettorali. A scanso di equivoci è già stato comunque previsto per il 3 aprile il match di ritorno e qualunque cosa avvenga domani, per entrambi i candidati nulla è perduto, tranne il gusto per la serietà e la percezione del senso del ridicolo, ma quelli purtroppo lo sono ormai da tempo.

Marco Cedolin

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