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Rinnovi contrattuali

(5 Settembre 2002)

Bussa alla porta il rinnovo dei contratti di lavoro. Si comincia con i tre milioni e mezzo del Pubblico impiego. Subito dopo toccherà ai metalmeccanici. Due categorie importanti, che "fanno testo". La loro stagione contrattuale arriva in un momento importante. Da una parte il governo, che ha fissato una inflazione programmata che è la metà di quella tendenziale, e Cisl e Uil, che mirano a depotenziare il contratto nazionale.

Dall'altra i lavoratori che fanno i conti con i discutibili dati dell'Istat e un'inflazione "aggiuntiva" del tre per cento, quella che si ricava dagli ultimi aumenti segnalati in questi giorni dalle associazioni dei commercianti. Federmeccanica, intanto, butta le mani avanti: "Il negoziato deve essere un'ulteriore occasione per individuare gli strumenti per governare i processi produttivi sul versante delle flessibilità", sottolinea il direttore generale Roberto Biglieri.

Più chiara la situazione per i dipendenti di ministeri, enti locali, scuola, università e sanità. Si parte da un tetto di circa 100 euro, gran parte del quale legato alla produttività. Ma non è detto che i rinnovi saranno tutti sul velluto. I calcoli, infatti, sono stati fatti a gennaio del 2002. I sindacati di base, come Cobas e Rdb che da due anni chiedono un salario europeo, non ci stanno. "Gli aumenti - scrive in un comunicato Rdb/Pubblico impiego - non dovranno essere inferiori ai 260 euro per recuperare, anche parzialmente, quanto eroso dall'inflazione reale".

Centro di Documentazione e Lotta