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Le tregue insanguinate di Olmert

(4 Dicembre 2006)

Quando la camorra compie un omicidio mirato e, dato che non va molto per il sottile, uccide anche qualche ignaro passante, nessuno sostiene che la persona uccisa per caso era un terrorista o un bandito, parla di effetti collaterali o di incidente tecnico. Solo uno stupido potrebbe dire che chi critica la camorra o la mafia è un nemico dell’Italia. In questi casi parliamo di associazione a delinquere, premeditazione, mandanti, sicari, strage. Per quest’ultima, l’articolo 422 del Codice Penale, se ci sono due o più morti, prevede l’ergastolo.

Non si sa per quali oscuri motivi, le cose cambiano completamente se a ordinare la strage è uno stato: allora si parla di lotta al terrorismo, di diritto all’autodifesa e, se i giornalisti o i politici sono particolarmente tromboni e ciarlatani, di salvaguardia della società occidentale. Perché il mandante di un assassinio mirato è un omicida, se vive in Italia o in Francia, è un difensore dell’ordine se vive in Israele?

L’estorsione, a norma dell’articolo 629 del Codice penale, è un delitto per cui, mediante violenza o minaccia, si costringe taluno a fare o a omettere qualche cosa, procurando a sé o ad altri un ingiusto profitto con altrui danno.

A Gaza si sono tenute valide elezioni, nessuno potrebbe invalidarle da un punto di vista formale. La “comunità internazionale” (si sprecano i nomi altisonanti quanto più la decisione è squallida) ha stabilito che il governo di Hamas “ non s’ha da fare”, che deve essere boicottato. Oltre alle violenze e alle minacce, c’è stato anche il blocco dell’economia, compresi prodotti alimentari e farmaci, contro una popolazione già affamata.

Ci può essere qualcosa di più vile? Gli storici del futuro ricorderanno questo comportamento come uno dei più vergognosi della nostra epoca. Un governo appena degno di questo nome si sarebbe ribellato a questo obbrobrio. Il nostro se n’è guardato bene e ha continuato a proporre conferenze internazionali. Quando si vuole archiviare un problema fingendo di interessarsene, si nomina una commissione o si indice una conferenza.

Se un privato con la violenza o minaccia s’impossessa di una cosa mobile altrui, commette una rapina (art. 628 C.P.), ma il governo israeliano può sottrarre impunemente il denaro destinato ai palestinesi.

In un paese civile, anche i detenuti hanno una normale alimentazione e le cure mediche, ma gli abitanti di Gaza, in questa gigantesca galera a cielo aperto, non hanno neppure questo diritto. A Gaza scarseggiano acqua, elettricità, medicine; crescono fame, povertà, disoccupazione; scuole e servizi non funzionano più; fragile tregue separano gli attacchi ed i bombardamenti da parte dell'esercito israeliano.

E quali tregue! Il 27 novembre hanno ammazzato un ragazzo di 22 anni, di nome Bakr, naturalmente un “terrorista” e una donna di 55 anni, Fatmah Nazal, la cui unica colpa era d’avere cercato di soccorrerlo.

Ogni tanto riprende l’ignobile commedia delle “trattative di pace”, che in realtà sono diktat, neppure troppo mascherati. Olmert, nel corso delle commemorazioni di Ben Gurion ha detto: “Ai palestinesi tendo la mano nella speranza che non sia respinta”. “Se sorgerà presso i palestinesi un nuovo governo che sia impegnato ai principi fissati dal Quartetto, che sia disposto a realizzare la road map e a rilasciare il caporale israeliano Ghilad Shalit, io proporrò ad Abu Mazen di incontrarci per condurre un dialogo aperto, serio e vero tra noi e voi”. In altre parole: “Se cederete al ricatto e nominerete un governo pronto ad accettare tutte le nostre condizioni, potremo intenderci.”

I libri di storia descrivono le disumane condizioni di vita delle città assediate e ridotte alla fame, nell’antichità o nel medioevo, e le bollano come barbare. Non diversa, se non per il velo d’ipocrisia, la situazione causata dal permanente assedio della Striscia di Gaza da parte di Israele e dalle sanzioni imposte dalla sedicente comunità internazionale sulla Palestina. Intanto si diffondono denutrizione, malattie, violenze. Se scoppia un’epidemia, che non ha bisogno di passaporti per passare i confini, anche altri paesi, e non solo quelli vicini, ne saranno colpiti. Spesso l’arroganza e la spietata sopraffazione confinano con la demenza.

Se questa è la civiltà occidentale, dobbiamo prendere atto che tutto ciò che di positivo poteva apportare è ormai dietro le spalle, che l’era capitalistica non ha più niente da offrire all’umanità, se non regresso sociale, disordine, violenza, distruzione dell’ambiente e delle condizioni di vita.

La situazione in Palestina è assai peggiore di un’occupazione militare dichiarata. In questo caso, il governo del paese occupante dovrebbe assumersi determinati compiti, per assicurare almeno la sopravvivenza della popolazione. L’Europa, ipocrita, connivente e infingarda, non potrebbe far finta di niente, e addossare tutte le colpe ai governi palestinesi, che non hanno neppure uno stato, ma un Bantustan. Sarebbe costretta a rivendicare l’attuazione delle convenzioni internazionali. Proprio per non legarsi le mani, gli stati fanno la guerra senza dichiararla.

La situazione odierna è peggiore anche di un’incorporazione forzata dei palestinesi nello stato israeliano. “L’unica democrazia” del Medio Oriente non se lo può permettere perché, se concedesse ai palestinesi il diritto di voto, questi finirebbero col rappresentare presto, dato l’alto livello di natalità di questo popolo, la maggioranza della popolazione, e allora addio al sogno di uno stato di soli ebrei. Le rivoluzioni borghesi hanno eliminato i ghetti e stabilito che gli ebrei erano cittadini come gli altri, a tutti gli effetti. E’ un paradosso storico che, in nome della libertà per gli ebrei, uno stato chiuda in un ghetto i palestinesi, e che, con un muro, voglia ghettizzare gli stessi israeliani.

L’attuale situazione permette di mantenere l’apartheid, l’occupazione militare di fatto, l’aggressione permanente, lo sfruttamento indecente della manodopera, senza dichiararli. Non c’è un solo diritto che non sia violato: i palestinesi subiscono la perdita del lavoro, la distruzione di case con la scusa che ospitano terroristi (si provvede con ruspe prodotte da Caterpillar e Fiat), non possono spostarsi liberamente, possono essere uccisi in uno dei tanti raid. A Sparta gli Iloti, non solo dovevano lavorare duramente per gli Spartiati, ma erano spesso selvaggiamente braccati e uccisi, per impedire che il rapido accrescimento del loro numero mettesse in pericolo il regime. Dopo oltre due millenni i metodi restano quelli, s’impiegano fame, omicidi, distruzioni, con l’aggravante che si commettono queste ignominie in nome della democrazia. C’è persino un rabbino, Yousef Falay, che nell’articolo “Percorsi di guerra”, chiede lo sterminio di tutti i maschi Palestinesi che rifiutassero di abbandonare la loro terra:

“Noi dobbiamo fornire sicurezze che nessun individuo Palestinese rimanga sotto la nostra occupazione. Se i Palestinesi se ne scappano, ben venga questo; ma se qualcuno di loro decide di rimanere, allora deve essere sterminato.”

Non solo tra i migliori ebrei all’estero, ma anche tra molti cittadini d’Israele, sorge la protesta contro questa barbarie crescente, ma un muro di silenzio avvolge tutto questo. Quanti hanno sentito parlare del Comitato contro la distruzione delle case dei Palestinesi? Chi sa che i soldati che si sono rifiutati di prestare servizio nei territori occupati sono oltre 600? Per ora sono minoranze, eppure, visto che non c’è da sperare nulla dall’ignavia dei governi europei, dalla loro crescita e rafforzamento dipende la possibilità di evitare in Medio Oriente una guerra, la cui distruttività è persino difficile immaginare.

A Creso, che voleva far guerra ai persiani, gli oracoli risposero: se l’avesse fatto, avrebbe distrutto un grande impero. Incapace di cogliere l’ambiguità dell’oracolo, non capì che il grande impero destinato alla distruzione era proprio il suo. Olmert non nasconde di voler arrivare a distruggere gli stabilimenti nucleari iraniani, utilizzando missili con testata atomica. Cieco più di Creso, dopo le terribili esperienze delle guerre mondiali, del Vietnam, dell’Iraq e dell’Afghanistan, crede ancora alla guerre lampo risolutive.

Chi sono i veri antisemiti? Coloro che criticano Israele e chiedono un pieno riconoscimento dei diritti dei palestinesi, respingendo ogni tentazione colonialista e imperialista e impegnandosi nel difficile compito di disinnescare la spirale d’odio che tante sopraffazioni hanno creato? Oppure lo sono i fautori dell’occidentalismo, che proclamano Israele baluardo dell’Occidente e chiedono una guerra senza rispetti umani contro i popoli musulmani, che potrebbe terminare con un nuovo olocausto?

In realtà, proprio da questi guerrafondai gli ebrei – e non soltanto loro - dovrebbero guardarsi.

01 dicembre 2006

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