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Governo e industria propongono di abolire la 626

proposta di Maroni in occasione della settimana europea per la salute e la sicurezza dei lavoratori

(3 Novembre 2002)

Dopo il mal di schiena, è lo stress il problema più diffuso tra i lavoratori europei.
Non è una malattia ma, se prolungato nel tempo, incide sulla salute sia mentale che fisica.
Si manifesta quando le richieste dell'ambiente di lavoro superano la capacità del lavoratore di affrontarle o di controllarle.

Può essere provocato da rischi psicosociali (come le richieste eccessive o lo scarso controllo sul proprio lavoro), da rischi fisici (come la rumorosità e la temperatura) o da vere e proprie vessazioni e violenze (e siamo all'anticamera del mobbing).

Lo stress da lavoro colpisce 40 milioni di europei, causa malattie cardiovascolari per il 16% degli uomini e per il 22% delle donne.
Incide su oltre la metà delle assenze dal lavoro e nel 1999, tra assenze e spese sanitarie, è costato 20 miliardi di euro agli Stati della Ue.

La settimana europea per la salute e la sicurezza dei lavoratori è dedicata quest'anno allo stress e al mobbing.
Un pensierino alla donne, vittime designate dello stress da (doppio) lavoro, un altro gli infermieri e a chi assiste gli anziani: devono confrontarsi tutti i giorni con la demenza e la morte, per questo in tutto l'occidente ricco c'è carenza d'infermieri.

Il ministro Maroni ha colto l'occasione per tornare su uno dei progetti del governo: riscrivere la legge 626, il testo base per la sicurezza nei luoghi di lavoro, "per ridefinire il ruoli tra pubblico e privato".

Le aziende devono passare dal rispetto puramente formale della legge a una cultura della prevenzione.
Le istituzioni pubbliche deputate al controllo non devono comportarsi da giudici che reprimono e sanzionano ma da "consulenti amichevoli" delle aziende.

D'accordo, naturalmente, il direttore della Confindustria Stefano Parisi.
La 626 ha dato risultati "mediocri", meglio "promuovere comportamenti virtuosi", liberando le imprese dall'eccesso di burocrazia.
Il direttore di Confindustria rovescia il senso comune quando sostiene che "più un sistema è competitivo, meno è stressante". Il 41% dei lavoratori italiani si dichiara "stressato".

Ci superano solo i greci, mentre la media europea è del 28%.

Più del mare, forse, pesa lo straordinario: in Italia è il 31% delle ore lavorate contro una media europea del 21%.

Solo il 20% è stress vecchio stile, da lavoro ripetitivo alla catena. Stressa di più essere esposti otto ore di seguito a un computer acceso (lo è il 15% dei lavoratori), rispondere a un call center, governare e-mail, fax e cellulari, stare in front line con i clienti in un albergo o in un'agenzia di viaggio.
La fatica è aumentata "a causa" delle nuove tecnologie

Centro di documentazione e lotta - Roma

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