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I morti non votano

1947: la grande strage di lavoratori in Sicilia

(15 Marzo 2007)

1947: Il paese che appena uscito stremato dalla guerra e dalla repressione fascista, tenta di risorgere.
1947: L’anno delle stragi.

A Portella delle ginestre, si consuma la grande strage di lavoratori ad opera della mafia. Una manifestazione per celebrare il 1° maggio, festa del lavoro, si concluse con la morte di molti lavoratori e sindacalisti.

La prima strage che ebbe protagonisti i lavoratori e le forze dell’ordine avvenne a Messina il 7 marzo.

Era il periodo dei messinesi Francesco Lo Sardo (cui è dedicata la Camera del Lavoro locale) e Umberto Fiore (cui esiste una Piazza a lui intitolata, ma che pochi conoscono).

La Messina della rinascita si ritrovò quella mattina in piazza a protestare per il pane ed il lavoro e contro il carovita con circa 40.000 partecipanti, ma incontrò le pallottole di piombo sparate dagli agenti che, a freddo e senza alcuna ragione, al grido di “Avanti Savoia” fecero tre vittime: Giuseppe Maiorana, 41 anni, commerciante di calzature militante del P.C.I e Biagio Pellegrino, 34 anni, manovale, anche lui militante del comunista, entrambi morirono quel giorno, mentre Giuseppe Lo Vecchio, operaio 19enne, tra atroci sofferenze spirò 10 giorni dopo.

In 80.000, il giorno dei funerali, aspettarono i feretri di coloro che caddero anche per il clima di viscerale anticomunismo dell’epoca, e qualcuno oltre alle bandiere rosse posò sulle bare un tozzo di pane. Fu la manifestazione del 7 marzo che diede l’avvio alla svolta del Partito Comunista Italiano a Messina allora condotto dal segretario Pancrazio De Pasquale e lo portò a divenire partito di massa per via delle numerose adesioni e per la scelta di essere vicino alle istanze della gente comune.

Messina 7 marzo 2007: I Comunisti Italiani, come l’anno precedente – che aveva già registrato varie polemiche tra le forze politiche di sinistra - hanno voluto commemorare il sessantesimo della ricorrenza per non dimenticare i caduti e per riportare alla memoria collettiva il senso del sacrificio delle tre vittime, in una città che anche a tanti anni di distanza, vive ancora in un’area di povertà e di degrado sociale ed economico, depositando sulla lapide una corona di fiori.
A questa manifestazione, sinceramente, ci aspettavamo la presenza delle Istituzioni, dei Sindacati e di Rappresentanti Politici. Il rilevarne la totale assenza ci fa pensare al depennamento dall’agenda politica dei temi che hanno visto molti lavoratori cadere per mano di mafia o della “celere”, e che sono i temi del lavoro e ci sorvengono alla mente alcune parole pronunciate spesso in questi ultimi anni: Le ideologie sono finite.
No! Non crediamo a questa forma di giustificazione verso se stessi, più che verso quelli che ancora ci prestano fede. Le ideologie possono essere cambiate, distorte, sostituite ma non possono finire. Sono frutto della mente umana e accettare falsamente la loro fine sarebbe come accettare la fine del genere umano.

Hanno scelto altri appuntamenti i rappresentanti di una certa sinistra di Messina. In città c’era Rita Borsellino ad una iniziativa della C.G.I.L..
Si sa, che quanto più numerose persone si incontra, più c’è la possibilità che si possa trovare senza grandi sforzi materiale umano predisposto all’accettare inconsapevolmente la nuova ideologia del subito, del prendere oggi, della rinuncia al sensibilizzare le coscienze, della morte delle ideologie e magari trovare anche consenso elettorale.

Ma forse sarà perché i morti non votano che si tende a non aderire al dovere della memoria.

Antonio Bertuccelli segretario provinciale P.d.C.I. Messina

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