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(23 Marzo 2011)
anteprima dell'articolo originale pubblicato in www.dirittidistorti.it
foto: www.dirittidistorti.it
È cominciato giovedì 17 dicembre, “giornata della collera” contro la politica autoritaria del Presidente Gheddafi, sull’onda della rivolta che ha investito gran parte del mondo arabo .
Le forze di sicurezza hanno aperto il fuoco: 24 morti in due giorni secondo Human Rights Wats, forse 70/80 secondo alcune O.N.G., nel silenzio delle diplomazie mondiali.
Si sa che gli insorti hanno incendiato il palazzo del Governo, hanno preso Bengasi ed altre città, ma non si sa chi sono questi insorti, chi li arma, e quali sono chiaramente le loro richieste. Delle vittime si sa che sono tante, la TV “Al Arabiya” parla già di migliaia quando la sera del 26 febbraio l’ONU si riunisce per votare l’embargo contro Tripoli, ma la Comunità internazionale continua a non mettere in moto la macchina diplomatica, scegliendo di oliare i motori dei bombardieri e di avviare le navi statunitensi che si posizioneranno davanti alle coste libiche, mentre ormai è chiaro che si tratta di una guerra civile, 6.000 morti, secondo una O.N.G. alla data del 3 marzo, un numero destinato a crescere paurosamente, stando alle notizie che riescono ad arrivare nei giorni seguenti.
Il 9 marzo due aerei libici volano a Bruxelles, è pensabile che si apra una trattativa, ma poi non si sa niente, forse è stata rifiutata, il segretario generale della NATO Rasmussen annuncia l’invio di maggiori mezzi navali nel Mediterraneo, non prende in considerazione il “cessate il fuoco” dichiarato da Gheddafi il 18 marzo e il giorno appresso parte l’operazione “Odissea all’alba”, con l’attacco aereo che i francesi sferrano alle 17.45 sul territorio libico.
I morti sono tantissimi e l’opinione pubblica mondiale si chiede quando finirà e chi vincerà, i grossi generali della coalizione pensano invece che la situazione stagnerà, lo dice Carter Ham capo del comando unificato di Africom ed anche l’ammiraglio francese Jaque Lanxade (“non ci saranno né vinti né vincitori”), d’accordo il collega statunitense Mike Muller e, sembrerebbe di capire, lo stesso Ministro della Difesa francese, Juppé
E allora, quale soluzione?
Forse quella adombrata da F. Heisbourg, ex direttore dell’Istituto di Studi Strategici di Londra e da altri (lo stesso ammiraglio Lanxade) che consisterebbe nella divisione del paese: la Tripolitania a Gheddafi e la Cirenaica ( la maggior area di riserva petrolifera )…a chi?
Vedere l’eloquente grafico, riportato sotto e pubblicato da “El Paìs” on line per sentire quanto è forte l’odore del petrolio.
C.V.
23-03-2011
DirittiDistorti
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