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(29 Novembre 2011) Enzo Apcicella
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    Egitto, referendum a voto unico

    (9 Gennaio 2014)

    egiref

    Secondo un sondaggio della società di rilevamento Baseera (che s’attribuisce un margine massimo del 3% d’errore) oltre la metà degli elettori egiziani, che il 14-15 gennaio dovrebbero esprimersi tramite referendum popolare sulla nuova Carta Costituzionale, ignora quali siano gli emendamenti elaborati dall’Assemblea degli esperti. Solo il 5% ha letto l’intera Carta, mentre un 36% ne ha visionato qualche sua parte. Comunque il 76% degli intervistati sostiene che parteciperà al referendum (era l’84% nello scorso ottobre) e ben il 74% afferma che sosterrà il sì. Un no aperto raccoglie un misero 3% con una cospicua fetta d’indecisi attestata al 23%. Dai dati non s’evince il livello scolastico degli interpellati. C’è anche uno zoccolo duro di astensioni motivate (22%) diviso fra “motivi personali” e “voto inutile”. Questi potenziali astenuti potrebbero aver aderito alla campagna di boicottaggio del “Comitato per la legalità” che definisce illecita ogni iniziativa dell’attuale governo El-Beblawi insediatosi grazie al golpe bianco dei militari. Però l’11% dei dissenzienti si dichiara apolitico e solo il 9% esprime uno sgradimento della Carta per ragioni riconducibili alla repressione anti Fratellanza.

    Significativo il dato che l’84% dei convinti sostenitori della nuova Costituzione abbia superato i 50 anni, percentuali più basse (circa il 60%) fra i giovani compresi fra i 18 e i 29 anni. Su questo referendum l’attuale governo punta molto per confermare popolarità e adesione di vari strati della cittadinanza. Ma i favorevolissimi sondaggi citati non possono nascondere i tentativi di ostacolo alle posizioni dissenzienti, come mostra il caso del partito di Aboul-Fotouh (Strong Egypt Party). Fotouh è stato un membro di spicco della Fratellanza che proprio durante i mesi della rivolta anti Mubarak ha avuto dissidi, per la sua moderatezza, nei confronti della Confraternita. Per questo è stato espulso, ha formato un suo gruppo, in virtù del suo carisma e della preparazione politica ha partecipato alle presidenziali del maggio-giugno 2012 finendo escluso dal ballottaggio. Ha comunque appoggiato la presidenza Mursi e ha protestato contro la sua rimozione golpista. Col proprio partito s’era pronunciato per il no al referendum, vedendosi arrestare nei giorni scorsi diversi attivisti che affiggevano manifesti a favore di questa posizione.

    In una conferenza stampa il leader ha dichiarato che il rifiuto del suo gruppo a far parte dell’Assemblea degli esperti ricalcava le stesse critiche che gli attuali estensori della Carta avevano fatto un anno addietro alla precedente commissione: non occuparsi della giustizia sociale e dare troppo potere al presidente. Ora a lavori conclusi gli emendamenti apportati non solo tradiscono gli obiettivi della ‘Rivoluzione del 25 gennaio’ ma ripropongono la casta militare come “uno stato nello stato”. A seguito degli arresti subìti dai membri del partito, le indicazioni date dallo Strong Egypt Party propongono il boicottaggio, in aperta divergenza con l’aria che tira per le strade. Secondo i pochi attivisti ancora liberi della Primavera sfiorita, un’aria che riporta il Paese indietro di decenni.

    9 gennaio 2014

    Enrico Campofreda

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