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(24 Agosto 2008)
Continua sul sito www.macchinistisicuri.info, la petizione a favore di Dante De Angelis il ferroviere licenziato il 15 agosto scorso colpevole, secondo Trenitalia, di aver diffuso notizie false che gettano discredito sulla compagnia ferroviaria.
Migliaia di persone stanno continuando ad esprimere la loro solidarietà a questo lavoratore di 47 anni, allontanato dal suo posto di lavoro per aver pronunciato opinioni che hanno fatto emergere la carente sicurezza in cui versa il trasporto su ferro.
I fatti a cui Dante De Angelis si era riferito riguardavano gli ultimi incidenti ferroviari avvenuti nei pressi di Milano il 14 e il 22 luglio, dove la rottura del tenditore di collegamento provocò il distaccamento tra due vagoni. Ma la sicurezza è un tema molto dibattuto in questo delicato settore e gli incidenti continuano a mietere vittime tra gli addetti ai lavori. Uno dei recenti casi è stato quello del malfunzionamento delle porte dei vagoni, nel quale Antonio Di Luccio rimase intrappolato finendo sotto i binari. Il capotreno di 50 anni subì l´amputazione della gamba destra e del piede sinistro.
Abbiamo incontrato Dante De Angelis, Rappresentante dei Lavoratori per la Sicurezza, già licenziato nel 2006 durante la vertenza contro la reintroduzione del pedale a “Uomo Morto” sui treni - il famigerato dispositivo degli anni '30 che i macchinisti dovrebbero azionare continuamente durante tutto il tempo di guida - e riammesso al lavoro dopo sette mesi. Un licenziamento ingiusto hanno commentato i tanti firmatari dell´appello che chiede l´immediata riammissione al lavoro di De Angelis, a dimostrazione dello sdegno per l´epilogo di questa vicenda. per aver denunciato la mancanza di sicurezza sui treni.
Trenitalia le ha contestato la diffusione di notizie false e tendenziose?
Sì, prima una contestazione riguardo le mie dichiarazioni, dopo le mie contro deduzioni, ritenute insufficienti, la lettera di licenziamento, in quanto il rapporto fiduciario è decaduto.
Lei si occupa proprio di sicurezza. L´azione di Trenitalia nei suoi confronti colpisce qualsiasi forma di denuncia sulla sicurezza. Ma se i lavoratori che sono in prima linea sono messi a zittire, sugli incidenti non emergeranno mai le vere responsabilità. Di cosa c´è bisogno per far fronte a questi episodi?
Il ruolo dei lavoratori in tutte le aziende è fondamentale per costruire e mantenere un livello alto di sicurezza, e questo vale per tutte le realtà, siano esse di carattere industriale o di servizio. Soltanto chi vive dall´interno i processi produttivi può conoscere nel dettaglio le lacune e le problematiche delle lavorazioni, fermo restando che i lavoratori da soli non sono sufficienti ad agire sul fronte sicurezza. A fronte dell'obbligo primario dei datori di lavoro di garantire la massima sicurezza tecnicamente possibile un forte ruolo dovrebbero svolgerlo anche i Servizi di Prevenzione, la magistratura, le Organizzazioni sindacali le forze politiche e gli organi di informazione. Purtroppo ciò non sempre avviene. Succede invece che in seguito ad un qualsiasi incidente sul lavoro, le responsabilità finiscano per essere addebitate all'ultimo anello della catena di produzione e anche quando si accertano delle responsabilità le ragioni vere dell'incidente restano sepolte in qualche polveroso fascicolo nelle ASL o nelle Procure che nessuno si occupa di analizzare.
Sarebbe invece necessario rendere pubblici e consentire a tutti di “studiare” l'evento e le sue cause, in modo evitare in futuro gli stessi errori. Un patrimonio di conoscenze che se messo in comune potrebbe risparmiare tante tragedie. Ma spesso accade che un tragico episodio richiami l´attenzione per qualche giorno per poi cadere nel dimenticatoio, evitando così di aprire un confronto che possa porre sistematicamente dei rimedi efficaci. In Italia manca proprio questo importantissimo strumento, un banca dati pubblica per far conoscere a tutti, nel dettaglio, il contesto e le cause di ogni infortunio. Questo lavoro di informazione di noi RLS, inoltre, è spesso ostacolato dalle aziende le quali nei nostri confronti possono agire pressoché indisturbate e senza conseguenze: ad esempio licenziare oggi un lavoratore che informa lavoratori e opinione pubblica non costa nulla, specialmente in un´azienda grande come quella di Trenitalia. Nel mio caso personale se tra uno o tre anni la contestazione che l´Azienda ha mosso nei miei confronti si rivelasse priva di fondamento io, sottoposto all'umiliazione ed allo stress di un licenziamento, sarei riammesso, ma per coloro che hanno preso a suo tempo la decisione, al di là del merito, non ci sarebbero conseguenze. In definitiva il rapporto tra azienda e lavoratore è impari, nonostante il diritto al reintegro sancito dall´articolo 18 dello statuto dei lavoratori.
Eppure qualcuno ha colto l´occasione per accusare i ferrovieri di assenteismo dopo l´episodio di Genova dove otto lavoratori si sono fatti timbrare il cartellino da un collega. Stranamente questo fatto viene alla luce proprio in contemporanea con il suo licenziamento. Sembra quasi un caso.....
Se posso trovare un lato positivo nella mia vicenda è quello di aver contribuito a portare alla luce la crudeltà delle Ferrovie nei confronti degli otto colleghi di Genova. L´Azienda infatti sta punendo senza distinzioni di gravità i suoi dipendenti, facendoli passare per fannulloni. Invece quello che è successo a Genova è ben diverso. Gli otto lavoratori accettarono alla fine del loro regolare turno di lavoro di fare uno straordinario per riparare un treno. Il tempo programmato per quella manutenzione era di due ore, ma gli otto lo hanno finito con un quarto d´ora in anticipo, e questa colpa è stata ritenuta così grave tanto da essere punita con il massimo della pena: il licenziamento.
Il film di Simone Amendola 'Quando combattono gli elefanti', presentato al Festival di Venezia che lo vedeva come protagonista è stato rifiutato. Il film parla proprio del suo primo licenziamento del 2006. Con quale motivazione è stato scartato il film e cosa ne pensa di questa scelta?
Credo che la commissione esaminatrice faccia il suo dovere e quindi non mi permetto di entrare nel merito della questione. Il film rispecchia un momento importante nella storia delle lotte dei ferrovieri per la sicurezza, a seguito di gravi incidenti. Una storia di gente normale, che lavora, si impegna e lotta; Venezia forse è un Festival che si occupa d'altro. L´idea era nata inizialmente con lo scopo documentaristico, ma il giovane regista, Simone Amendola, è riuscito successivamente a costruire attorno a questa realtà un intreccio che ha contribuito a dare un significato poetico alla narrazione cinematografica.
Vista la mobilitazione di questi giorni prevedete a breve una grande manifestazione nazionale?
E´ già stato fissato un appuntamento per il prossimo 5 settembre a Roma in via Marsala alla Sala del sacro Cuore. Oltre alla discussione sindacale parteciperanno esponenti del mondo dello spettacolo, della cultura, della politica e dell´associazionismo, e insieme daremo vita ad una campagna di opposizione all´attacco frontale che si sta consumando contro il lavoro, la libertà e la democrazia. Questo primo incontro sarà il luogo dove confrontarsi apertamente e decidere sulle prossime iniziative da intraprendere.
Alessandro Ambrosin
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