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(25 Settembre 2003)
"I dipendenti di una cooperativa che svolge in appalto servizi assistenziali presso un ente pubblico hanno diritto allo stesso trattamento economico spettante agli impiegati dell’appaltante – In base all’art. 3 della legge 23 ottobre 1960 n. 1369" (Cassazione Sezione Lavoro n. 3172 del 5 marzo 2002, Pres. Spanò, Rel. De Renzis).
Essi hanno invocato l’art. 3 della legge 23 ottobre 1960 n. 1369 secondo cui “gli imprenditori che appaltano opere o servizi, compresi i lavori di facchinaggio, di pulizia e di manutenzione ordinaria degli impianti, da eseguirsi nell’interno delle aziende con organizzazione e gestione propria dell’appaltatore sono tenuti in solido con quest’ultimo a corrispondere ai lavoratori da esso dipendenti un trattamento minimo inderogabile retributivo e ad assicurare un trattamento normativo non inferiore a quelli spettanti ai lavoratori da loro dipendenti”.
Non ci siamo mai stancati di sostenerlo: abbiamo diritto allo stesso trattamento dei lavoratori che lavorano nei settori dove lavoriamo.
Lo abbiamo sostenuto negli scioperi per migliorare i nostri diritti di lavoratori degli appalti, nella nostra piattaforma sugli appalti, nelle riunioni nazionali dei lavoratori delle cooperative.
Tutto questo mentre cgil cisl e uil continuavano a dire ai lavoratori che a loro spetta il contratto nazionale delle cooperative sociali o delle pulizie, e se peggio esistesse a questo avremmo diritto.
La regione, il comune, la asl, le aziende hanno allora presumibilmente continuato a violare la legge sotto gli occhi di tutti senza che nessuno abbia alzato una voce per denunciare tutto ciò?.
Le cooperative e le loro associazioni hanno continuato allora a sotenere un sistema di appalti presumibilmente irregolari sulle spalle di lavoratori che in questi anni hanno perso centinaia di euro al mese, mentre continuavano a dire che il problema erano le gare al ribasso, la concorrenza, ecc...?
Ma come facevano a non sapere i vostri cari sindacati cgil cisl e uil che quanto stava succedendo violava chiaramente la legge sul trattamento dei lavoratori negli appalti? Con tutto quel fior di funzionari pagati e uffici legali non certo sprovveduti ci sembra molto strano.
E ora? Visto che si riempiono sempre la bocca di paroloni come rispetto della legalità, giustizia, che questa venga fatta e che venga dato ai lavoratori cio’ che li spetta:
un contratto non inferiore a quello che spetta ai lavoratori del settore dove lavorano.
Qualcuno proverà a dirvi che la legge biagi toglie questo diritto. Quella legge ne toglie tanti altri, come rende legge cio’ che le cooperative e altri fanno già da tempo, ma conferma il principio di non discriminazione nel trattamento economico negli appalti.
Fin da ora la nostra battaglia non si limiterà alle parole: mobilitazioni, diffide agli enti pubblici e alle associazioni imprenditoriali, conferenze stampa, assemblee, interpellanze nei luoghi della “illegalità” come comune, provincia e regione, azioni legali.
Ma tutto cio’ non basterà se i lavoratori in primis non faranno sentire forte la loro voce e la loro iniziativa
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