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(28 Gennaio 2011) Enzo Apicella
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(Lotte operaie nella crisi)

Contro l’attacco ai LAVORATORI Fincantieri, allargare il fronte dello SCIOPERO !

(30 Maggio 2011)

Lavoratori !

Ogni lotta non è mai una questione “privata” dei dipendenti di un singolo stabilimento, azienda o categoria perché il livello delle condizioni di vita e di lavoro di una parte della classe lavoratrice influenza sempre, in meglio o in peggio, le condizioni di tutti i proletari.

Se i 2.500 operai Fincantieri saranno licenziati, e con loro migliaia di operai delle ditte in appalto e dell’indotto, non sarà una disgrazia solo per questi lavoratori e le loro famiglie, ma un grave danno a tutta la classe lavoratrice, perché, aumentando la massa dei disoccupati, sarà più efficace il ricatto contro gli occupati, per costringerli ad accettare salari e condizioni di lavoro ancora peggiori.

Per i lavoratori la solidarietà di classe non è un vago precetto morale, separato dalla realtà, ma una necessità vitale. Significa scendere in sciopero in difesa dei lavoratori più deboli e in difficoltà perché in tal modo si difende se stessi e tutta la classe dalla concorrenza al ribasso.

Operai del cantiere navale !

La vostra lotta potrà vincere solo se riuscirete ad allargare il fronte dello sciopero al di fuori del cantiere, con una mobilitazione il più generale possibile, che colpisca non solo i profitti di Fincantieri ma anche quelli del resto del padronato.

La vostra parola d'ordine deve essere: sciopero a oltranza in tutti i cantieri navali d’Italia, sciopero generale nazionale dei metalmeccanici, e in città sciopero generale di tutte le categorie !

Gli attestati di solidarietà a parole, ma non di lotta operaia, non sono utili a difendervi. Spesso sono fatti apposta per deviarvi dalla lotta, per illudervi di poter contare su altre forze che non siano quelle della vostra classe di salariati. I soli e veri vostri alleati sono gli altri lavoratori, di ogni azienda e categoria, su cui il padronato cerca di scaricare gli effetti della crisi, esattamente come sta facendo Fincantieri.

Operai !

Per unire i lavoratori al di sopra degli stabilimenti, delle aziende, delle categorie è necessario lottare per obiettivi che uniscano tutta la classe.

Invece impostare tutta la lotta contro la “chiusura del cantiere” significa imboccare la strada del “ciascuno per sé”: gli operai di Castellamare lottano contro la chiusura del “loro” cantiere, quelli di Sestri Ponente per il “loro”, e via così. In questo modo si va dritti in bocca all’azienda che mette in concorrenza gli operai dei diversi cantieri per sconfiggerli uno ad uno. Una volta per tutte: o si vince tutti o si perde tutti ! La vostra lotta deve intanto tendere ad unire i lavoratori di tutti i cantieri con rivendicazioni comuni.

Ma, per allargare efficacemente lo sciopero a tutti i metalmeccanici e a tutti i lavoratori bisogna tornare a imbracciare le rivendicazioni classiche del movimento operaio: riduzione dell’orario a parità di salario, salario pieno ai lavoratori disoccupati a carico del padronato o dello Stato.

Compagni, lavoratori !

La crisi della cantieristica navale è la stessa crisi che colpisce tutti i settori dell’economia mondiale: è un’unica gigantesca e sempre più grave crisi di sovrapproduzione. Al mondo ci sono troppe navi, troppe auto, troppe merci: in una parola, troppo Capitale.

È il paradosso del capitalismo, e la sua condanna a morte: i proletari sono ridotti alla fame non perché non producono abbastanza, ma perché producono troppo.

Per anni agli operai dei cantieri navali è stato detto che l’unico modo per lavorare, per acquisire le commesse, era garantire tempi di consegna sempre più ristretti, per vincere la concorrenza internazionale. Ecco il risultato di tanto lavoro. Per l’azienda, per il capitale, grandi profitti. Per gli operai, prima lo sfruttamento, poi la disoccupazione!

Il capitalismo è irresponsabile verso la vita dei proletari - I lavoratori devono essere irresponsabili verso il Capitale, cioè verso l’azienda e l’economia nazionale. Devono farsi carico solo della difesa delle loro condizioni di vita, non di questo sistema sociale avviato al tracollo. Il capitalismo è inevitabilmente destinato ad affondare nel mare della sua crisi, ma i proletari non affonderanno con esso come gli schiavi antichi incatenati alle galere.

Il crollo di questo sistema sociale non sarà affatto una disgrazia per la classe mondiale dei salariati ma la grande occasione storica per liberarsi con la rivoluzione dalla schiavitù del lavoro salariato, per costruire una società in cui la produzione sia al servizio dei bisogni umani e non più di quelli folli e inumani del Capitale.

Partito Comunista Internazionale

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