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(21 Dicembre 2011)
anteprima dell'articolo originale pubblicato in www.dirittidistorti.it
I conti sono stati fatti da tutti i giornali, e comunque basta guardare i regolamenti di Camera e Senato, per verificare che un nostro parlamentare a fine mese mette in tasca – netti – circa 14mila euro, qualche variazione in più se fa parte di più commissioni.
Detto questo su cui non aggiungo nulla e le cifre dovrebbero far tacere – ma così purtroppo non è stato – anche i diretti interessati, è bello verificare quanto sta accadendo al Ristorante del Senato in queste ore. I senatori – e la faccenda è assolutamente bipartisan – con il magro stipendio di circa 14mila euro, hanno deciso che un pranzo da 30 euro all’elegantissimo ristorante del Senato non è più accessibile. Si sa c’è la crisi!
Così quel bel ristorante, affollatissimo fino a pochi giorni fa, quando una bistecca di manzo costava 2,60 euro o un carpaccio di filetto 2,76 euro e un riso rombo e fiori di zucca 3 euro e 34 centesimi, oggi è deserto. La domanda è talmente calata che il risultato è stato che 9 lavoratori stanno per essere mandati in cassaintegrazione. Così è scattata la protesta di trenta dipendenti del ristorante del Senato, che ieri hanno 'occupato' i locali dopo che sono state recapitate 9 lettere di licenziamento per sei camerieri, due cuochi e uno degli addetti alla tabaccheria che si trova all'interno di Palazzo Madama.
Insomma se a pagare erano i contribuenti tutti a tavola, se si paga di tasca propria con una entrata mensile di 14mila euro è meglio optare per una bella dieta! Ci sono anche le feste in arrivo.
Alessandra Valentini
DirittiDistorti
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