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(15 Luglio 2010) Enzo Apicella
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Dal liberale Gobetti al reazionario Ostellino

(8 Aprile 2013)

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Egregio Professore Ostellino,

nei due ultimi articoli scritti per il Corriere della Sera del 23 marzo e di ieri 6 aprile Lei ha manifestato sino in fondo il suo pensiero reazionario.

Non un liberale, quale fu il grande Piero Gobetti, ma solo un reazionario come Lei avrebbe potuto elevare un peana al vero rappresentante della destra italiana, Giorgio Napolitano: in coerenza, d’altronde, agli interessi di classe che Lei rappresenta. Anche se - e ben si comprende – cerca di nasconderlo, proclamandosi sempre al disopra di ogni parte ed interesse particolare, perseguendo infatti quello generale capitalistico, della difesa, conferma e sviluppo dell’ordine economico di classe esistente.

Allego per sua conoscenza la nota scritta dal prof. Massimo Villone sulla violazione dell’art. 94 cost. compiuta da Napolitano ed anche sulla scelta illegittima della nomina di dieci saggi, che solo a lui dovranno rispondere, fatta al di fuori del Parlamento, unico organo della sovranità popolare, secondo la nostra vigente costituzione.

Per voi reazionari la forma va rispettata solo se collima e copre i vostri interessi : per questo Lei può avere solo una illusoria, ingannevole vicinanza al pensiero di Noberto Bobbio, di cui, tempo fa, si è impropriamente detto un discepolo : Lei gli è invero vicino, come Craxi lo era a Marx. Quel Craxi, autoritario, presidenzialista ed illiberale, attaccato duramente da Bobbio, e da Lei, invece, elogiato e difeso il 21 gennaio 2010 sulle pagine del primo grande quotidiano della borghesia.

Lei, Piero Ostellino, per le idee e posizioni che da sempre difende, si sarebbe schierato nel 1871 col governo Thiers e con Mac-Mahon - pure protetti, nel perseguimento del comune interesse di classe, dall’esercito prussiano -, contro la Comune di Parigi, dicendo, come scrive oggi d’accordo con Benjamin Constant, che se la sovranità popolare viene esercitata pienamente e sino in fondo può ledere la libertà dei cittadini proprietari, oggi dei grandi capitalisti e signori della finanza; ed avrebbe, per ciò solo, approvato, ne sono certo, la fucilazione di oltre 20.000 comunardi e la deportazione nelle colonie di pena di altre decine di migliaia di combattenti per la libertà. Così come nel gennaio 1894 ritengo si sarebbe con certezza schierato dalla parte del proto fascista Francesco Crispi nella repressione, con decine di vittime, del grande movimento democratico di massa dei Fasci dei Lavoratori Siciliani, i cui dirigenti vennero incarcerati e processati, in violazione di tutte le garanzie di legge, dal Tribunale militare appositamente istituito con lo stato d’assedio.

Forse ricordo male, ma non mi sembra di aver mai letto una sua critica della posizione di Benedetto Croce, il più grande intellettuale della borghesia della prima metà del ‘900, il quale dopo il delitto Matteotti continuò a votare in Parlamento la fiducia al governo Mussolini e la mantenne sino alla “ufficiale” proclamazione della dittatura nel gennaio del 1925.

Lei, quindi, è ovviamente lontano dal pensiero del liberale Gobetti che coerentemente lottò contro il fascismo sin dal suo sorgere, e che, non ho dubbi, avrebbe condannato oggi le scelte fasciste di Marchionne, difese dal Corriere e dalla classe politica dominante, si sarebbe schierato dalla parte della Fiom a Pomigliano e Mirafiori, ed avrebbe lottato per una legge che garantisca la piena e libera rappresentanza sindacale e, quindi, una democrazia dispiegata nelle fabbriche ed in tutti i luoghi di lavoro.

Per Lei sono “democratici” la BCE, il FMI ed i c.d. “mercati”, cioè i grandi gruppi finanziari che hanno nome e cognome, e dominano illegittimamente, al di fuori di ogni controllo democratico, la vita di milioni di cittadini, spogliati dei lori diritti.

Lei non dice mai nei suoi scritti che la tragica e devastante crisi che oggi vivono le masse dei lavoratori è una crisi del sistema economico capitalistico, la cui mano invisibile si manifesta impotente a rimetterlo in piedi, per cui c’è chi, in esso, si rivolge oggi con maggior voce alla mano visibile dello Stato, sperando possa aiutarlo. Senza rendersi conto che trattasi di una crisi sistemica, che molto difficilmente potrà trovare soluzione se non nel suo superamento.

La parola “aletheia” le è ignota, perché togliere i veli, disvelare ciò che appare e dire la verità è per la borghesia pericoloso : non sia mai che le masse popolari capiscano che la causa profonda della crisi è nel funzionamento proprio del capitalismo, prenderne coscienza e lottare per superarlo. Meglio indirizzare la disperazione e la rabbia delle masse contro la casta, contro i politici, contro le istituzioni democratiche, primo fra tutti il Parlamento. Avete pompato a lungo sul versante dell’antipolitica, sì da concorrere allo sviluppo del movimento 5stelle, cui anche Napolitano, per eterogenesi dei fini, ha dato una mano potente con la nomina del suo governo dei tecnici, presieduto da Monti, che delegittimò del tutto i Partiti ed il Parlamento. Ora, che il movimento 5 stelle pretende di far lavorare quest’ultimo, perché assuma deliberazioni vincolanti in politica estera ed interna in presenza dell’unico governo Monti (pur non legittimo, perché non sottoposto dopo le recenti elezioni al voto ex art. 94 cost., ma “riconfermato” solo da Napolitano), sparate impauriti contro : potrebbe infatti tale posizione essere contagiosa e far maturare all’esterno una coscienza di classe rivoluzionaria, superando la limitata protesta anticasta. E, giustamente per voi, aborrite da tale prospettiva rivoluzionaria.

Gobetti, l’autore de “La Rivoluzione liberale”, nome anche della sua gloriosa rivista, avrebbe difeso, chiedendone la piena e totale applicazione, gli artt. 3, 41, secondo e terzo comma, 42, terzo comma, 43 e 48, secondo comma, cost.- ; articoli che lei vorrebbe aboliti con la radicale manomissione di tutta la prima parte della Carta Costituzionale.

Lei invero ha sostenuto il 23 marzo scorso che solo un sistema capitalista di mercato può garantire i diritti dei cittadini : il diritto al lavoro, alla casa, all’istruzione sino ai livelli superiori, all’assistenza e previdenza, alla salute, all’uguaglianza. Sa che non è vero, perché la tragica realtà della crisi generata da detto sistema è li a negarlo, dimostrando il contrario. La ricchezza di pochissimi capitalisti, da contare sulle dita di due mani, è oggi pari, come valore, a quella miserrima di milioni e milioni di cittadini. Questo sistema ha generato e continua a generare diseguaglianza. Per questo deve essere superato : è un cancro incurabile che va estirpato.

Gobetti, torno a dire, non avrebbe mai voluto e sostenuto una legge elettorale maggioritaria, quale la legge Acerbo, la legge truffa del ’53, la legge elettorale vigente, che si vuol sol ritoccare lasciando ed anzi potenziandone, col secondo turno, il meccanismo maggioritario. Sistemi elettorali di spirito fascista, perché deputati ad eleggere un capo e non dei rappresentanti del popolo. Gobetti che ben conosceva la rivoluzione francese era per il principio del “voto uguale” affermato nell’art. 48 della nostra Costituzione : una testa un voto. Invece, con la legge maggioritaria che Lei, come detto, vorrebbe addirittura peggiorare, si ha che 1 voto vale 2 voti; 1 altro vale 1 voto; ed un altro ancora vale 0 voti. Ed osate chiamarla democrazia.

Luigi Ficarra (Padova)

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