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Prima le donne e i bambini

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(22 Febbraio 2009) Enzo Apicella

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(Lotte operaie nella crisi)

1° Maggio a Milano

(23 Aprile 2024)

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Il 1° maggio è una data miliare nella storia della nostra classe. La rivendicazione sindacale di 8 ore di lavoro, 8 ore di riposo e 8 ore di svago è ancora un obbiettivo da conseguire. Con questa lotta internazionale e internazionalista vengono ridisegnati i confini della geografia sociale, non più confini nazionali ma confini di classe. Oggi c’è ancora chi muore per troppo lavoro e chi ha fame perché non trova lavoro. L’intensità e i ritmi di lavoro aumentano e producono un logoramento dell’unica merce (il lavoro) che non trova tutela nell’organizzazione caotica del mercato capitalistico.

I morti e i feriti sul lavoro sono solo una conseguenza, da attendersi con puntualità statistica, per via delle condizioni disumane e irrazionali in cui si è costretti a lavorare. La concorrenza sul mercato produce guerre e conflitti guerreggiati ma produce normalmente, regolarmente, quotidianamente crisi economiche, insicurezze, sfruttamento, licenziamenti, disoccupazione, violenze e morti sul lavoro.

È in questa cornice che 8 lavoratori nella centrale Enel di Suviana (BO) hanno perso la vita.
Un caso, il destino, la sfortuna? L’Enel prima di essere trascinata nel vortice della concorrenza sfrenata, manteneva un minimo di attenzione alla prevenzione e alla sicurezza degli impianti. Con la privatizzazione e trasformazione in Spa si è allungata la filiera degli appalti e subappalti e di pari passo si è allentata la prevenzione. Si è risparmiato sui costi di manutenzione. Non un caso, non il destino, non la sfortuna! Il clamore suscitato da questa ennesima tragedia è in stridente contrasto con le 1845 morti sul lavoro nel 2023 e i già 559 nei primi 3 mesi del 2024. Qui il silenzio è un tragico sudario che accompagna le vittime di una guerra non dichiarata ma feroce. È la guerra per il profitto da conseguirsi a tutti i costi.

Questa guerra, al pari delle guerre propriamente, è anelli di una medesima catena. Le guerre commerciali, finanziarie, il gioco delle diplomazie, le spese per la difesa, il nazionalismo e l’imperialismo determinano chi vive chi muore e chi è condannato alle privazioni. La logica del capitale è come una forza oscura che esercita una incidenza vivida e quotidiana. Non un caso, non il destino, non la sfortuna a determinare il taglio ai servizi sociali. Tutta la sanità pubblica e privata e il terzo settore sono un’area di precarietà e di lavoro povero. Dal SSN ogni anno si stornano risorse per l’economia di guerra o a supporto dei cavalieri del made in italy in affanno, e la soluzione è sempre la stessa: far lavorare di più e far consumare di meno chi produce.

Sulla questione salariale tutti ammettono, sia padronato che sigle sindacali, che bisogna aumentare i salari. Il rinnovo del contratto del SSN interessa mezzo milione di lavoratori di cui metà infermieri e il presidente dell’ARAN Naddeo (la controparte pubblica) nella prima consultazione con le OOSS è dello stesso avviso. Ma tutto ciò è un po’ come dare ragione ai fessi perché subito dopo dichiara che i già miseri aumenti dovranno essere verificati con la compatibilità di bilancio. Il 5,7% di aumenti salariali (già mangiati dall’inflazione) dovranno bastare anche per gli incrementi delle varie indennità. Sui vuoti negli organici è in linea con la premier Meloni, questi nega che vi sia carenza di personale e riduce il tutto ad una questione di ordine organizzativo ed in ogni caso, pilatescamente di suo aggiunge che ciò non è materia contrattuale.

Non manca la presa d’atto, da tutti condivisa, che tra il personale sanitario vi sia malessere e disaffezione tanto da determinare la fuga verso il privato o semplicemente abbandoni. La cura suggerita dai confederali è un incentivo al male: nulla obiettano sulla miseria degli aumenti ma rilanciano sulla premialità che va favore di una selezionata elite più “professionista” dei professionisti semplici (incarichi di funzione).

Rispetto a questo teatro di guitti possiamo essere spettatori che pagano un biglietto salatissimo oppure riprendere il vero significato del I° Maggio. Vogliono che sia ricordata come “festa del lavoro” fu invece una lotta costata anche sangue. Sta a noi guastare “la festa” a padroni e loro servi.

MANIFESTAZIONE-MILANO-CONCENTRAMENTO PORTA VENEZIA, ORE 14.30
Prenotazioni pullman tel. 348.555.2032

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