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Bloccata in consiglio della regione Veneto la proposta di legge contro le donne

(19 Marzo 2006)

Il 15/03/’06 e’ stato rinviato a data da destinarsi il voto in V° Commissione consiliare della Regione Veneto sul progetto di legge (PDL n. 3) che prevede una grave ingerenza nella vita e nelle scelte delle donne, attraverso la presenza dei movimenti e delle associazioni confessionali antiaboriste non solo nei consultori, ma addirittura nei reparti di ginecologia e ostetricia, nelle sale d’aspetto e negli atri degli ospedali per divulgare vere e proprie disinformazioni alle donne che chiedono una interruzione di gravidanza.

Ancora una volta il centrodestra ha voluto forzare la mano cercando di licenziare il testo della proposta di legge nonostante mancassero i dati promessi sul lavoro dei consultori e sull’interruzione di gravidanza. I consiglieri del centrosinistra, grazie alle assenze di alcuni consiglieri di maggioranza, hanno abbandonato l’aula consiliare facendo mancare il numero legale e rinviando il voto.
Il parere dell’Ufficio legislativo su questa proposta di legge, consegnato ai consiglieri regionali, ha evidenziato diversi aspetti di criticità, innanzitutto con riferimento alla tutela della riservatezza, al rispetto della stessa legge 194 e sulle sanzioni di revoca.

La Regione infatti, nel rispetto della Costituzione, ha potestà legislativa concorrente da esercitarsi nel rispetto dei principi fondamentali della normativa statale. La legge 194 riserva ai soli operatori, espressamente individuati, il servizio all’informazione obbligatoria, per introdurre le proposte avanzate dal PDL n. 3 bisognerebbe quindi cambiare la legge nazionale.

C’è un evidente e insidioso attacco alla 194, una legge che funziona, autorizzando l’aborto senza peraltro incoraggiarlo, proteggendo la salute delle donne e diminuendo drasticamente il numero delle interruzioni di gravidanza. L’indagine interessata voluta dal ministro Storace, il progetto di legge della regione Veneto che propone di inserire i guardiani della morale nei consultori, i ripetuti violenti attacchi delle gerarchie ecclesiastiche all’autodeterminazione femminile - oltre a penalizzare la professionalità degli operatori - rappresentano un’intimidazione e una possibile schedatura nei confronti delle donne, soprattutto delle giovanissime e delle straniere.

Difendere la 194 significa guardare più lontano, alla libertà di donne e uomini di decidere di sé, delle proprie vite e di quelle a venire. E non possiamo dimenticare che se l’aborto resta una scelta mai desiderata, ma talvolta necessaria, la libertà di progettare la propria vita e - se lo si desidera - di diventare madri, è messa a rischio dall’incertezza e dalla precarizzazione del lavoro.
Il vero contraccettivo dell’oggi, imposto a tutte le giovani coppie dagli stessi falsi difensori della famiglia, è la precarietà del lavoro.

Difendiamo i consultori e la sanità pubblica nel Veneto dal progetto di legge regionale, che intende introdurvi gli antiabortisti a scopi di intimidazione ideologica, permettiamo alle donne di utilizzare con fiducia queste strutture per fare la scelta più consapevole.

Fermiamo la proposta di legge quando arriverà in Consiglio regionale per l’approvazione definitiva.

18 marzo 2006

RdB - CUB Sanità Venezia

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