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Il 2 giugno sia festa della costituzione. Senza parata militare

un appello al presidente della repubblica

(13 Maggio 2006)

Signor Presidente della Repubblica,

insieme ai nostri vivi auguri per il Suo alto compito, Le rivolgiamo una calda richiesta, che viene dal popolo della pace, di festeggiare il prossimo 2 giugno come vera festa della Costituzione, come festa del voto popolare che ha voluto la Repubblica e eletto la Costituente, e niente affatto come festa militare.

Ammessa, per amore di dialogo, e non concessa la necessita' dell'esercito - che noi come tale discutiamo (tra esercito e polizia democratica la differenza e' essenziale, come tra la violenza e la forza, la forza omicida e la forza non omicida) - esso non e' assolutamente il simbolo piu' bello e vero della patria, non e' l'esibizione giusta per il giorno della festa della Repubblica: nell'ipotesi piu' benevola, e' soltanto una triste necessita'.

La parata militare e' brutta tristezza e non e' festa. La parata delle armi non festeggia la vita e le istituzioni civili del popolo, non dimostra amicizia verso gli altri popoli, non e' saggezza politica. Non e' neppure un vero rispetto per chi, sotto le armi, ha perso la vita.

Rispettando le diverse opinioni, e' un fatto inoppugnabile che l'esercito non ha avuto alcuna parte nell'evento storico del 2 giugno 1946, quando unico protagonista e' stato il popolo sovrano e l'azione democratica disarmata: il voto.

Nella festa del 2 giugno l'esercito e' fuori luogo, occupa un posto che non e' suo.

Primi firmatari:
Enrico Peyretti, insegnante
Lidia Menapace, senatrice
Anna Bravo, storica, docente
Giancarla Codrignani, gia' parlamentare, saggista
Angela Dogliotti Marasso, insegnante
Alberto L'Abate, docente, sociologo
Marco Revelli, docente, saggista
Luigi Sonnenfeld, prete operaio

Centro di ricerca per la pace Viterbo
nbawac@tin.it

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ABOLIRE LA PARATA MILITARE DEL 2 GIUGNO?

IL 2 GIUGNO 1946, 60 anni orsono, venne proclamata la Repubblica Italiana, diretta emanazione, scaturita dal consenso popolare nel referendum monarchia o repubblica. Quella scelta, la Repubblica, ha dunque interpretato nei suoi giusti valori la lotta di liberazione, intrapresa, contro la dittattura fascista e l'invasione tedesca, dalle forze popolari e patriottiche italiane dopo l'8 settembre del 1943. Fase della nostra storia conosciuta come Resistenza: una guerra, perchè di guerra si trattò, ma popolare e di liberazione che culminò con l'insurrezione popolare del 25 Aprile 1945, e, con il 2 Giugno si interpreta dunque nel concreto l'intima essenza di queste vicende. Al contrario, invece di abolire la parata, la renderei interprete reale e storica di quella memoria, mettendo alla testa di tutte le armi quella del CVL, la bandiera tricolore del Corpo Volontari della Libertà. Come? Semplice, nell'altare della Patria in Roma è custodita la bandiera del CVL, decorata di medaglia d'oro: mettere alla testa della parata militare, quella bandiera, renderà, finalmente giustizia e onore a tutti i martiri, eroi che hanno combattuto e dato la vita per questa Italia. Non farebbe male, assieme all'inno di Mameli e alle fanfare dei reggimenti, leggere, per farla conoscere, la motivazione della medaglia d'oro al valor militare alla bandiera del Corpo Volontari della Libertà. Quanti la conoscono? Non credo si sia ricordata, in questi 60 anni trascorsi, molto, specialmente nelle scuole. Proporla questo 2 Giugno e durante la parata militare, conferirà alla cerimonia il giusto valore ideale, proprio perchè l'Italia, come sancisce la nostra Costituzione all'articolo 11 dei principi fondamentali: l'Italia ripudia la guerra. I Volontari della Libertà, i partigiani combatterono una guerra, quella di Liberazione: una guerra giusta, perchè popolare, per abolire tutte le guerre, una guerra dove i volontari, laceri e stracciati e senza chiedere compenso alcuno morirono da eroi.

IL 2 GIUGNO E' QUESTO E COSI' DOVREBBE ESSERE CELEBRATO!

Luciano Bezerédy

Presidente della Sezione A.N.P.I. di Marassi (Genova)
intitolata al Com.te Partigiano Virginio Arzani "Kikirikì"

Genova, 18 maggio 2006

(18 Maggio 2006)

Luciano Bezerédy

luciano.bezeredy@virgilio.it

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