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Aquafil (Trento): no delle operaie al turno notturno

(26 Settembre 2002)

La Aquafil di Trento - proprietà del gruppo Bonazzi, di livello internazionale - ha deciso la prossima chiusura dello stabilimento Textile Yarns di Rovereto, che marciava a pieno ritmo, e 25 operaie - molte giovani donne con figli piccoli - verranno spostate in uno stabilimento vicino, l'Aquaspace, dove dovranno lavorare anche di notte.

Nove sono state già trasferite, alle altre 16 toccherà il 30 settembre.

D'altra parte, dei 71 operai coinvolti nel trasferimento, non se la passeranno troppo bene neppure gli uomini, destinati in buona parte a un nuovo stabilimento nel mantovano, distante circa 30 chilometri dalla cittadina trentina.

"Non capiamo come mai venga chiuso uno stabilimento in attivo - dice una delle operaie - E soprattutto pensiamo che il peggioramento delle nostre condizioni di lavoro voglia essere un invito a dimetterci".

Il gruppo Bonazzi ha ormai fabbriche in diversi paesi europei, tra i quali la Slovenia e la Slovacchia, dove è facile intuire che il lavoro possa costare meno. E produrre filati di lusso - questa la merce che esce quotidianamente dalla fabbrica di Rovereto - ha certamente i suoi costi.

"Noi temiamo - spiega Margherita Calderazzi, dello Slai Cobas di Taranto, che sta sostenendo dal Sud al Nord le operaie trentine - che la chiusura di una fabbrica in attivo con il trasferimento verso luoghi di lavoro più scomodi possa essere, se così si può dire, "l'inizio della fine" della produzione dei filati di lusso nella zona. In futuro, nulla esclude che tutta la produzione possa essere trasferita nei paesi dove il costo del lavoro è più basso. E per gli operai, dunque, agli attuali forti disagi si aggiungerebbe anche il rischio di perdere il posto".

"Noi chiediamo al gruppo Bonazzi - dice un'operaia, aderente ai Cobas - di rispettarci, venendo incontro alle nostre esigenze. Quello che manca, spesso, è il rispetto minimo. Da 15 anni lavoro alla Aquafil, e per il turno del sabato e domenica, come anche di notte, la mensa è chiusa. Siamo costretti a mangiare nello spogliatoio, tra i vestiti e le scarpe, e con il rumore assordante proveniente dai macchinari . Per avere scarpe antinfortunistiche decenti abbiamo dovuto dannarci l'anima, raccogliendo una petizione tra gli operai. Adesso anche il problema delle notti: madri di bambini di 2-3 anni dovranno lavorare con orari insostenibili". Attualmente una squadra ad hoc fa le notti, ma all'Aquaspace tutti gli operai dovranno fare il primo, il secondo e il turno notturno.

Centro di documentazione e lotta - Roma

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