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Un ministro balneare

Sulla sostituzione di Tremonti

(29 Luglio 2004)

Ministro che va, ministro che viene…
Dopo la ridda di nomi circolata nel mese di luglio sul successore di Tremonti al Ministero dell’Economia e delle Finanze, si è chiusa in maniera grottesca la vicenda relativa alla nomina del Ministro: con una operazione degna delle peggiori commedie nazional popolari, Tremonti viene sostituito da Siniscalco, il suo principale collaboratore.

Era evidente sin dall’inizio, che dietro la sostituzione di Tremonti si giocava una partita tutta interna allo schieramento di maggioranza, al fine di ridefinire gli equilibri e gli assetti di potere. La rimozione del Ministro Tremonti, è soltanto la punta di un iceberg di una crisi che ha ragioni ben più profonde del semplice turn over al Ministero delle Finanze: crisi che investe tutta una politica economica, in Italia come in Europa, fatta di tagli alle spese sociali, precarizzazione del rapporto di lavoro, moderazione salariale e cieca osservanza dei parametri imposti da Maastricht. Ci sarebbero tutte le carte in regola per mandare definitivamente a casa questo governo, ma la sterile opposizione del centro sinistra, unitamente alle sempre più forti tentazioni neocentriste che animano settori consistenti del triciclo, stanno di fatto permettendo alla coalizione di centro destra di continuare a malgovernare il paese: a un antiberlusconismo di facciata, infatti, non fa seguito una generale messa in discussione della politica economica del governo.

E mentre le diverse componenti del centro destra regolano i conti al loro interno, la Confindustria in salsa Montezemolo illustra ai sindacati la ricetta per rilanciare l’economia e sferrare l’attacco decisivo al mondo del lavoro: incentivi alle imprese, defiscalizzazione, smantellamento del contratto collettivo nazionale e attacco ai salari.

Nulla di nuovo, nel merito, rispetto al Libro Bianco di Maroni e alla linea del predecessore D’Amato, anzi, per realizzare questi obbiettivi in maniera indolore, Montezemolo rilancia la concertazione quale metodo che dovrà orientare le relazioni sindacali, incassando subito la disponibilità della CISl e della UIL.

Né tanto meno deve trarre in inganno più di tanto, l’abbandono da parte della CGIL, del tavolo di confronto tra Confindustria e sindacati: il contratto bidone degli autoferrotranvieri, così come i contratti firmati nel pubblico impiego, fino ad arrivare al vergognoso contratto sul commercio sono la dimostrazione della piena ripresa della stagione dell’unità sindacale e della concertazione, pagata dai lavoratori in termini di miseria salariale e ulteriore precarizzazione del rapporto di lavoro.

Eppure la perdita del potere di acquisto dei salari, riconosciuto oramai da tutti gli organi di stampa, è proprio il frutto avvelenato di 10 anni di concertazione!

Eppure proprio grazie alla concertazione, negli ultimi anni ben 8, 9 punti del PIL sono stati spostati dai salari e dalle pensioni a favore dei profitti e delle rendite! (altro che salari agganciati alla produttività).

Eppure proprio in questi ultimi anni i lavoratori hanno mostrato in tutti i settori una rinnovata vitalità e disposizione alla lotta.


Dinanzi a questi chiari di luna l’unica strada percorribile è quella dell’autorganizzazione e della lotta: gli autoferrotranviari, i lavoratori di Melfi e tutta la popolazione di Scanzano ci hanno già chiaramente dimostrato che lottare non solo è possibile, ma è anche assolutamente necessario…

COBAS Pubblico Impiego
aderente alla Confederazione COBAS

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