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"RIVOLUZIONI" senza RIVOLUZIONE

Brexit-amministrative-referendum & altre cosette....

(25 Giugno 2016)

contro l'Europa dei padroni, contro l'allucinazione xenofoba euroscettica
PER L'INTERNAZIONALISMO !

E' questa l'epoca storica dello squilibrio tra la maturità della società senza classi,
prodotta dal movimento reale,
e l'inadeguatezza della soggettività rivoluzionaria a realizzarla, intercettando la contraddizione
e sciogliendola nella rivoluzione sociale.

Anche e soprattutto i processi di composizione continentale in blocchi imperialisti potrebbero essere l'occasione per una posizione ed un intervento autonomo del movimento operaio,
che non tifi né per i padroni Europei, né per i loro “contestatori” euroscettici, ma che “scopra”nella U.E. il proletariato europeo, prodromo della rivoluzione sociale.

Non si tratta, quindi, di assecondare “utopie”
(anche referendarie”) di finte autonomie e di impossibili ritorni indietro verso “sovranità nazionali” tanto antistoriche quanto deboli ed insufficente alla competizione sul mercato planetario.

Si tratta, al contrario, di alzare lo sguardo e capire che il mondo,
la vita, il movimento reale delle cose , la loro produzione e riproduzione su scala sistemica hanno una sola marcia: avanti!

E avanti dobbiamo guardare da un punto di vista di classe, cogliendo nel processo storico (per quanto altalenante e contraddittorio) gli elementi convenienti al nostro punto di vista, per renderli utili alla futura, possibile, attuale,
moderna organizzazione dei lavoratori.

Contro l'Europa dei padroni,
contro l'allucinazione xenofoba euroscettica,
per l'internazionalismo.

RIVOLUZIONI
senza
RIVOLUZIONE !


Piu' si parla di rivoluzioni, meno ce ne sono.
Si va dalle “rivoluzioni municipali” a quelle referendarie,
fino a quella Francese.
Poi c'è quella dell'onestà, della legalità,
del diritto, contro i ladri, la corruzione.
Quella dei figli delle stelle, per il nuovo, per tappar le buche,
per la funivia, per il verde e per i bus.
Quella Vaticana di Francesco.
Quella euroscettica del Brexit.
Ed infine quella di De Magistratis
ed il suo Podemos in salsa partenopea.

La rivoluzione operaia, quella è bandita,
trasformata in icona o relegata tra le anticaglie della storia.
Solo a parlarne, mette inquietitudine.
Non è nemmeno piu' uno spettro, ma fa ancora paura.

Eppure, cammina e si esercita tra spread e Brexit, nello stop and gò motu proprio del blocco imperialista europeo.
Si costituisce nella generalizzazione, nella concentrazione metropolitana e nella contaminazione migratoria della condizione proletaria.
Orfana però, di una proria teoria, di una propria strategia, di una propria organizzazione, e per questo coperta dal cielo politicante ed opportunista.
Ma la rivoluzione sta li, quanto mai necessaria, attuale, unica soluzione ai problemi dell'intera umanità.
Occorre riscoprirla, dargli gambe su cui “rivelarsi” agli sfruttati, renderla “politicamente corretta”, praticabile, unico obiettivo su cui vale la pena spendere esistenze ed impegnare tempo e risorse.

Ma l'organizzazione di questa rivoluzione sociale non esiste.
E non si costruisce con qualche escamotage sloganistico o elettorale.
Si ri-comincia a costruire innanzitutto guardando in faccia la realtà, che, per quanto negativa possa sembrare nella sua apparenza fallace, nasconde nel profondo del movimento reale elementi propedeutici alla ripresa di classe.

Una realtà di fase caratterizzata dalla competizione interstatuale dentro la U.E. su chi e che tipo di direzione e gestione avrà il movimento di blocco continentale, come dall'utilizzo in funzione euroscettica delle “lacrime e sangue proletario” versato grazie all'unione europea.

Una realtà dialettica, nella quale scorgere, senza nostalgie medioevali, la planetizzazione di classe e della sua sostanza infiammabile.

Pino ferroviere

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