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La bufala della lapidazione

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(20 Settembre 2010) Enzo Apicella
Il presidente iraniano Ahmadinejad: Sakineh non è mai stata condannata alla lapidazione, il "caso" è una montatura giornalistica del governo USA

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PER L'INTERNAZIONALISMO!

(20 Settembre 2023)

La coscienza di sé è alla base della forza, e del suo dispiegamento in organizzazione.
Questo assunto teorico è valido a livello individuale, e ancor più nella dinamica di classe.
E' una lezione storica della realtà, e delle trasformazioni sociali di ogni epoca, assimilata dalla borghesia, che trova nello stato la propria forza organizzata ed armata a difesa del proprio potere, e della perpetuazione di questo.
E' un dato di ogni formazione economico-sociale ancora troppo ignorato dal proletariato, che, seppur ormai diffuso, omologato e migratoriamente contaminato dal ciclo planetario capitalista, seppur in continuo aumento numerico, resta frammentato ed intruppato dietro bandiere ed interessi nazionali, a morire in trincee o sfruttato, incapace a tramutare numero in potenza, in organizzazione, in strategica capacità rivoluzionaria.
forza, coscienza, organizzazione

PER L'INTERNAZIONALISMO!
Il mondo bolle, tra guerre, crisi, disastro climatico e pandemie.
Di riflesso, aumentano e si incancrenicono le contraddizioni nella psicologia sociale e relazionale, fino al punto da rendere il pianeta terra difficilmente vivibile.
E' la dimostrazione evidente di una incapacità della borghesia nel rendere “progressivo” un sistema che impedisce potenzialità tecniche latenti con l'accumulazione privata di un profitto cui non vuole rinunciare.
E' l'arcano svelato di una maturità comunista intima alla planetizzazione capitalista, incapace a disvelarsi dall'assenza di una soggettività di classe capace di scioglierne il nodo in senso rivoluzionario.
La guerra, effetto e causa di ogni ciclo di accumulazione, essendo una dimostrazione di debolezza del sistema a mantenere un proprio equilibrio pacifico, potrebbe essere, come è stato nel secolo passato, un crocicchio conveniente al proletariato, e al suo intervento cosciente contro tutti i briganti in lotta armata.
Un'organizzazione internazionale ed internazionalista dei lavoratori potrebbe porsi come argine al massacro ma anche come momento propulsivo verso la liberazione dei rapporti sociali storicamente determinatisi, verso l'abolizione delle condizioni sulle quali prosperano guerre e sfruttamento salariato.

Evidentemente, così non è.
La timidezza anche solo di un interclassista movimento pacifista, e la completa assenza di un internazionalismo operaio, sono li a dimostrarlo.
L'assuefazione popolare a 500.000 vittime dietro l'angolo ne sono la ricaduta nell'individualismo di massa.
Il rilancio dell'ideologia dell'”Europa pacifica” l'occasione per i padroni nostrani di rafforzare il proprio peso al prossimo, mutato ed affollato, tavolo dei papponi.
Il riarmo di tutte le potenze l'annuncio di futuri, continentali, confronti armati.
Sembrerebbe una situazione senza vie d'uscita.
Ed in effetti, aspettarsi “soluzioni”dal potere capitalista, o dal cosiddetto mondo cambiato multipolare, è una illusione quando non una collusione con un potere solo riverniciato.
Che fare, allora?
Fare in proprio, sapendo di non avere amici se non tra gli sfruttati di ogni paese.
Ricominciare a capire una realtà mutata, diversa ed incomprensibile ad occhiali e strumentazioni analitiche datate è il primo passo.
Ricompattare ogni forza disponibile guardando strategicamente ai lavoratori migranti, gigantesca sostanza infiammabile prodotta dalla migrazione capitalista.
Attivare sia pur minimali azioni solidaristiche e di mutuo soccorso tese anche ad allargare sfere di simpatia ed influenza.
Lavorare ai primi nuclei organizzativi d'avanguardia sulla strada della
concentrazione di classe e della centralizzazione politica.
Quel mondo “tumultuoso e poco armonico” annunciato da Xi è la stessa realtà che, nonostante tutto, lavora per noi, sotto traccia, nel profondo del movimento reale, accumulando contrasti esplosivi.
Dobbiamo approfittarne, assecondandoli, sfruttandoli a nostro favore, portandoli alle estreme conseguenze, facendo partorire la futura umanità.
E' un compito enorme, ma non c'è altra scelta.
Il mondo “nuovo”in formazione è il frutto di quello vecchio, e non crollerà da solo.

Dobbiamo aiutarlo noi!

Pino ferroviere

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