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Un piromane si aggira per l'Europa

Un piromane si aggira per l'Europa

(7 Maggio 2010) Enzo Apicella
L'agenzia di rating Moody's, la stessa che consigliava di investire in Lehman Brothers, soffia sul fuoco della crisi europea e invita a disinvestire in Grecia, Portogallo e Italia

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Lo SLAI-COBAS anche in Trentino

volantino di presentazione

(3 Novembre 2002)

CHI SIAMO?

Siamo quelli dei cobas operai della FIAT, dell'Alfa di Arese, di Pomigliano d'Arco, quelli dei cobas di decine di altre fabbriche, dei cobas degli LSU, dei lavoratori della sanità, dei disoccupati del Sud, delle donne delle imprese di pulizie. Siamo un sindacato di base, autorganizzato, diffuso su scala nazionale, presente anche in alcune fabbriche e in alcuni posti di lavoro della provincia di Trento.

Siamo nati, come altri sindacati di base, per difendere gli operai e i lavoratori di altri settori dall'offensiva scatenata negli ultimi decenni dai padroni e dagli interessi industriali-finanziari intrecciati con il capitale multinazionale e finanziario internazionalei, dagli attacchi dei governi di centro-destra come di quelli del "centro-sinistra".

Decenni di collaborazione tra governi, padroni e sindacati confederali, cultimati negli anni scorsi nella cosidetta "concertazione" hanno prodotto per gli operai centinaia di migliaia di licenziamenti, migliaia di morti sul lavoro e centinaia di migliaia di infortuni, continue erosioni del salario, privatizzazioni, precarizzazione e flessibilizzazione, abbattimento dei diritti, attacchi alle pensioni.

Per i padroni, invece, masse crescenti di profitti e colossali guadagni dai contributi a fondo perduto, dalle mille agevolazioni e dai condoni fiscali, elargiti con grande generosità da governi, regioni, comuni, ecc.

Gli stessi sindacati confederali, in questi decenni, hanno prosperato costruendo e estendendo legami ed intrecci istituzionali, economico-finanziari, imprenditoriali. Dal riciclaggio dei sindacalisti nelle istituzioni locali e centrali dello stato, alla gestione dei patronati, dei CAF, degli uffici legali, alla cogestione dei Fondi Pensione, ai legami con le centrali cooperative, le miriadi di cosidette associazioni sociali e di volontariato. Tra le altre cose i sindacati confederali sono diventati vere e proprie agenzie che vendono, proprio come se si trattasse di una nicchia di mercato, "servizi" a milioni di lavoratori. Invece di rappresentarne gli interessi con la lotta e l'organizzazione collettiva, si sfrorzano di moltiplicare procedure e intermediazioni burocratiche, con le istituzioni e con i padroni. Tramite queste procedure, che vengono presentate come unico percorso possibile per la difesa degli interessi dei lavoratori, le confederazioni sindacali da un lato si assicurano un ruolo di cogestione delle politiche antioperaie e dall'altro legano a sé milioni di lavoratori traendone, in mille forme, vantaggi politici, materiali e di immagine.

La soffocante e reazionaria regnatela del collaborazionismo, della cogestione e della concertazione sindacale, che ha progressivamente avvolto, in questi decenni, gli operai e i lavoratori, è stata parte integrante e complementare di un offensiva padronale e governativa che ha demoralizzato milioni di operai, che ha eroso legami di solidarietà e di identità di classe, che ha frammentato e disperso un enorme forza di lotta e di combattimento sul fronte sociale, politico e ideologico-culturale.

I lavoratori si sono trovati divisi e frammentati dalla bancarotta sindacale, dallo sfascio che i sindacati confederali hanno prodotto all'interno delle loro file. Gli operai e i lavoratori si sono ritrovati senza uno straccio di sindacato di classe, esposti a manovre, intrighi, ricatti e minacce di ogni tipo, come se invece di rappresentare potenziamente la più grande e potente forza sociale di cambiamento fossero semplicemente un gigantesco aggregato di individui impotenti, in preda allo sconforto e allo sbando.

In queste difficili condizioni, esposti ogni giorno alle minacce e alle rappresaglie, tra mille errori, tra avanzamenti e arretramenti, operai e lavoratori hanno dato vita a cobas e a sindacati autorganizzati e di base.

Un piccolo-grande passo verso la costruzione di un vero sindacato di classe.

E' ridicolo e vergognoso che agli operai e ai lavoratori dei cobas si sia sempre trovato il modo, persino da parte della direzione del partito di Bertinotti, di tacciarli di "minoritarismo", di criticarli perché "poco rappresentativi".

Se oggi manca un sindacato di classe la colpa non è certo degli operai e dei lavoratori che in mezzo a problemi, difficoltà, debolezze ed incertezze, hanno intrapreso la grande strada della sua costruzione, la colpa è invece, tutta, di chi in questi decenni ha, nei fatti, distrutto la forza e l'unità della classe operaia e dei lavoratori, di chi oggi, di fronte alla FisT come a migliaia di altre fabbriche e altri posti di lavoro, testimonia, di fronte agli operai, ai lavoratori, ai disoccupati, il proprio completo fallimento, la propria assoluta bancarotta a rappresentarne e difenderne gli interessi.

I lavoratori italiani che sono stati capaci negli anni 20 di costruire un partito glorioso, come quello Comunista di Antonio Gramsci; i lavoratori che hanno spezzato e annientato, con la guerra popolare, l'infame regime fascista espressione di interessi di grandi industriali, banchieri, latifondisti; i lavoratori italiani che hanno combattuto contro il piombo delle squadre di Scelba, che hanno fatto fallire negli anni 50 l'operazione DC nota con il nome di "legge truffa", che hanno abbattuto nel 1960, con poche, ma straordinarie gionate di rivolta, il governo Tambroni fondato sull'asse fascisti-DC, che negli anni 70 hanno fatto tremare la borghesia, questi lavratori oggi subiscono lo strapotere, l'arroganza e le umiliazioni, di gente come Berlusconi, di repellenti personaggi fascisti e razzisti come Bossi e Fini. I lavoratori oggi subiscono la Fiat e la disoccupazione come subiscono le imprese neo-coloniali dell'imperialismo italiano, dalla guerra contro la ex-Yugoslavia, a quella contro l'Afghanistan. Non è colpa dei lavoratori, proprio come non è colpa dei cobas e dei sindacati autorganizzati e di base se le cose, oggi, stanno ancora in questo modo.

Partendo da condizioni incredibilmente difficili sia i cobas, sia, più in generale, milioni di lavoratori, stanno invertendo la rotta.

I cobas sono, dovunque siano presenti, in prima fila nella lotta per la difesa degli interessi operai. I cobas fanno paura perché dicono la verità e perché operano di conseguenza. I cobas stimolano il protagonismo, si attirano il riconoscimento e l'ammirazione persino degli operai che ancora oggi continuano a sperare che Bossi o Fini potranno cambiare le cose in meglio.

Al di là dei cobas e ben oltre i cobas milioni di lavoratori stanno scendendo in piazza, molti di loro sperano che la CGIL cambi orientamento e cercano di incalzare i concertativi della CGIL spingendoli più avanti di quello che questi ultimi vorrebbero, altri sentono istintivamente che è necessario utilizzare le contraddizioni interne al fronte nemico per combattere in primo luogo un nemico alla volta.

Rimane il fatto che milioni di lavoratori scioperano e partecipano agli scioperi nazionali. Rimane il fatto che decine di migliaia di giovani operai, spesso ultraprecari, a termine, interinali ecc, scendono per la prima volta in campo, contro i padroni, contro Berlusconi e a dispetto dei servi e dei corrotti della CISL e della UIL.

La firma del Patto per l'Italia da parte della CISL e della UIL ha finalmente evidenziato, agli occhi di milioni di lavoratori, la loro reale natura antioperaia e antipopolare. Mai come in questi mesi questi "sindacati" sono (giustamente) caduti così in basso nella considerazione degli operai, dei lavoratori dei diversi settori, dei giovani. Per loro è diffuso l'appellativo di "traditori".

In effetti con questi "servi", con questi "traditori" la CGIL, al di là e oltre gli scioperi generali, non ha affatto rotto, con loro continua, in sostanziale accordo, a gestire la quotidianeità nelle fabbriche e sui posi di lavoro, con loro continua a sottoscrivere accordi aziendali e contratti che vanno contro le più elementari esigenze di difesa e di salvaguardia delle condizioni di vita e di lavoro.

Non basta distanziarsi dalla CISL e dalla UIL, non basta indire scioperi generali, anche se questo rappresenta di fatto una chiamata alla lotta per milioni di lavoratori, è necessario che questo "distanziarsi" e questi "scioperi generali" siano contraddistinti dalla difesa degli interessi degli operai altrementi, alla fine della festa, saranno sempre e comunque gli operai, i lavoratori, i giovani, i disoccupati, quelli che rimarranno "traditi", quelli che avranno sì lottato, ma non per sé, ma, questa volta, per il ripristino della concertazione, per i privilegi dei sindacalisti e della burocrazia della CGIL. Una CGIL che oggi, guarda a caso, presenta come segretario generale un sindacalista di provenienza socialista ai suoi tempi un fedele seguace di craxi.

Soprattutto è necessario andare oltre gli scioperi generali ricostruendo, fabbrica per fabbrica, a partire magari da pochi o pochissimi lavoratori, un terreno di solidarietà e di organizzazione di classe, riprendendo, posto di lavoro su posto di lavoro, il filo della costruzione di un nuovo, grande sindacato di classe, capace di coniugare la lotta per il salario e contro i licenziamenti, contro la precarizzazione e la disoccupazione, con l'opposizione proletaria e popolare, ai governi antioperai, al nuovo fascismo che avanza all'orizzonte, al razzismo e alle guerre imperialiste, capace di saldare la difesa operaia e popolare con l'offensiva proletaria per l'abbattimento rivoluzionario del sistema capitalistico ed imperialista fondato sullo sfruttamento dell'uomo sull'uomo e sull'oppressione e la rapina dei popoli oppressi.

SLAI-COBAS Trento
eMail: tnslai@tin.it

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