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(22 Novembre 2010) Enzo Apicella
Il vertice Nato di Lisbona decide di trasferire in Italia le atomiche americane che gli altri paesi europei non vogliono più

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(Il nuovo ordine mondiale è guerra)

Gli USA affondano nel pantano mediorientale

(14 Novembre 2023)

usa affondano

Nel corso dell’ultimo mese l’imperialismo USA, sotto la guida di Biden e Blinken, sta tessendo la sua tela in Medio Oriente, che di diplomatico non ha nulla, per sostenere e armare Israele ed attaccare la resistenza palestinese, evitando che si deteriorino irrimediabilmente i suoi rapporti con gli stati arabi in cui le masse si sollevano in a fianco del popolo palestinese.

L’imperialismo USA vede la “pausa umanitaria” del massacro in corso a Gaza solo in funzione dei suoi interessi strategici e geopolitici, in sintonia con numerose cancellerie europee e con la stessa UE che incitano i sionisti alla vendetta e alla “soluzione finale” della questione palestinese.

Ciononostante, la resistenza palestinese, con il suo grande appoggio popolare e la crescente solidarietà internazionale che si sta esprimendo in numerosi paesi con manifestazioni e proteste di massa, sta facendo saltare i piani elaborati nella regione dai sionisti e dai briganti d’oltreoceano la cui politica basata sul “doppio standard” e sui pretesti è ormai smascherata e condannata apertamente dai lavoratori e dai popoli del mondo.

Mentre l‘aggressione israeliana prosegue e il conflitto armato tende a tracimare nei paesi circostanti, la politica dell’imperialismo USA diventa sempre più criticata e la sua influenza continua a indebolirsi, dal momento che Washington – sia pure con dei “distinguo” che fanno intravvedere divergenze di interessi – continua ad appoggiare il governo sionista-fascista di Netanyahu e a negare i diritti dei palestinesi.

In questo contesto, la politica USA per il Medio Oriente si va sgretolando e i fattori storici ed economici che cementavano i legami con i suoi maggiori alleati si vanno dissolvendo.

La rimozione della questione palestinese dall’agenda internazionale e la “normalizzazione” fra i paesi arabi e Israele attraverso gli “accordi di Abramo”, si sono squagliati come neve al sole. Le relazioni con l’Iran sono destinate a precipitare, mentre tende a saldarsi il c.d. “asse della resistenza”.

Gli USA fanno fatica a gestire i rapporti con l’Arabia Saudita e gli altri paesi arabi alleati, che hanno dovuto prendere le distanze da Israele a seguito dei numerosi crimini di guerra commessi dai sionisti. Anche il vertice con la Giordania, l’Egitto e l’ANP è saltato dopo l’attacco all’ospedale di Gaza.

Mentre per gli USA gli spazi di manovra si restringono, è entrata in crisi anche la creazione del corridoio che dall’India passa per le petromonarchie e Israele per arrivare in Europa, propagandato da Biden come alternativa alla BRI cinese.

Così come è evidente la difficoltà degli USA di trascinare dietro il loro carro di guerra altri paesi arabi che non possono sopportare di vedere calpestati i diritti del popolo palestinese.

Soprattutto sale la protesta e la collera dei lavoratori e dei popoli che rifiutano la politica criminale di Washington.

La crisi che si è aperta in Medio Oriente si inserisce nel quadro dell’inasprimento delle contraddizioni del sistema imperialista. Essa influenza l’intera politica mondiale e conferma la precarietà degli equilibri nello stadio supremo e ultimo del capitalismo.

Un altro vaso di Pandora è stato aperto e le conseguenze, se Israele proseguirà la sua offensiva genocida e rafforzerà il suo controllo militare sulla regione (ricca di petrolio e che include il canale di Suez), sono prevedibili: un nuovo fronte di guerra regionale prolungata in Medio Oriente che tenderà ad intensificarsi e collegarsi con gli altri fronti di conflitto interimperialista aperti in Europa, Africa e Asia.

In questa situazione la borghesia italiana cercherà di trascinare il nostro paese ancor più nella spirale della guerra imperialista al carro del blocco USA/Nato.

Compito dei comunisti è dare impulso a un vasto fronte antimperialista della classe operaia e dei popoli, che oggi può iniziare ad avere una sua fisionomia politica, prima ancora che organizzativa.

Un fronte che denunci e lotti contro tutta la politica imperialista che impedisce il diritto di autodeterminazione dei popoli, che promuove il militarismo e la guerra, che distrugge le libertà e la democrazia dei lavoratori, che promuove il razzismo e il sionismo, che distrugge l’ambiente.

Da Scintilla n. 139 – novembre 2023

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