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Mozione sul movimento anti global e il social forum

presentata al Comitato Politico Federale del PRC di Padova

(25 Ottobre 2001)

1) Nei mesi successivi a Genova, come d'altra parte nel corso della preparazione delle mobilitazioni di luglio, si è registrata una grande difficoltà a radicare il movimento antiglobalizzazione. Tra gli studenti, nei posti di lavoro, nei quartieri le lotte difficilmente si collegano tra loro e con il movimento complessivo, anche quando il legame esiste ed è evidente, come nei processi di aziendalizzazione dell'istruzione o di privatizzazione dei servizi. La partecipazione della Fiom a Genova, come gli sciopero dei sindacati di base e i significativi spezzoni da loro organizzati nei cortei, pur facendo riemergere una partecipazione dei lavoratori a questi appuntamenti, non sono riusciti a determinare un collegamento con le vertenze in corso nei luoghi di lavoro. Il movimento esiste nelle manifestazioni, si rafforza e si evolve in queste occasioni (Seattle, Praga, Nizza, Quebec, Napoli, Genova), ma fatica a darsi delle gambe materiali, una sua continuità, articolazione ed organizzazione.

2) Gli individui e i piccoli gruppi informali, che sono la grande parte delle mobilitazioni e il principale risultato della divisone sociale prodotta dal neoliberismo, sono separati dal movimento da un vuoto. Una spazio che è riempito dalle associazioni più strutturate e dalle organizzazioni politiche, che garantiscono una continuità e nel contempo in-formano il movimento. Il loro dibattito, la loro azione e il loro coordinamento tentano di tenere insieme e di sviluppare le mobilitazioni, assumendosi una forte responsabilità di indirizzo, ma non riuscendo a rapportarsi con una dinamica collettiva che fatica a nascere. In questo spazio abbiamo visto costituirsi diverse aggregazioni, con ampie differenze di piattaforme e dimensioni, che però hanno saputo convergere unitariamente nelle mobilitazioni genovesi. I due principali poli di aggregazione sono stati il Gsf (articolato al suo interno tra il Prc, associazioni cattoliche, associazioni ecologiste, tute bianche, Fiom e i sindacati di base) e il Network per i diritti globali, comprendente sindacati di base e centri sociali slegati dalla Carta di Milano, in vario modo intrecciati tra loro.

3) Dopo Genova una parte dei gruppi che hanno costituito il Gsf ha provato a stabilizzare questa esperienza, costituendo i vari Social forum locali. Ancora oggi, dopo la loro fondazione nelle grandi città (Milano, Roma, Torino, Venezia), dopo lo scioglimento a Bologna del Gsf, dopo l'assemblea nazionale di Firenze, non è ancora chiaro se questi coordinamenti possono strutturare il movimento o semplicemente territorializzare il patto genovese. In ogni modo, senza un collegamento con i diversi frammenti del lavoro sfruttato e delle masse popolari, rischiano facilmente di scivolare in una dinamica intergruppi, diventando strumento dei progetti politici dei gruppi più "pesanti". Il movimento, senza lo sviluppo di un rapporto con la classe e la definizione progressiva di un'alternativa anticapitalista, rischia semplicemente di integrarsi progressivamente ai progetti del centro sinistra.

4) L'11 di settembre, ha accellerato e modificato i processi in corso. Il fondamentalismo islamico sunnita, movimento parafascista che unisce ceti medi e sottoproletariato dei paesi musulmani, si propone come nuovo rappresentante dell'anticapitalismo mondiale. Alzando il livello dello scontro, intende togliere spazio agli altri soggetti (movimenti contadini, studenti, proletariato e popolazione urbana) che si stavano sviluppando lottando contro il FMI e i suoi sgherri locali in Algeria, in Turchia, in Indonesia, nella nuova intifadah palestinese.
Gli Usa si lanciano nell'occupazione del centro del continente euroasiatico, loro obbiettivo da un decennio (la zona del caspio), completando il controllo delle risorse petrolifere e del suo accesso iniziato nel Golfo (1991) e proseguito nei Balcani (1999). Con questa azione militare tentano di controllare l'euro e l'allargamento dell'UE, di mantenere i flussi finanziari in entrata per pagare il loro deficit, e di lanciare un enorme intervento statale per lenire la crisi di sovraprodduzione.

5) La polarizzazione esistente in questo scontro ha gelato il movimento, ha amplificato titubanze, divergenze e contraddizioni. I nascenti social forum hanno avuto difficoltà ad articolare una propria iniziativa, in una confusione di parole d'ordine e di strategie politiche evidente nella preparazione e nello svolgimento della Perugia-Assisi. Sotto il "basta alla guerra" rimangono ampie le ambiguità e le difficoltà a rilanciare il percorso di Genova. Durante l'estate la repressione della polizia (già evidente a Napoli) aveva messo in difficoltà il centro destra, archiviando la "luna di miele" del suo governo e minacciando una possibile convergenza, per l'autunno, fra lavoratori, studenti e movimento no-global. Oggi, sotto la pressione della guerra al terrorismo, si tenta di inquadrare la società, criminalizzare il dissenso, per isolare la sinistra di classe e sfondare sul terreno delle controriforme sociali (sanità, pensioni, federalismo, licenziamenti).

6) Dopo le giornate di Genova, la selvaggia repressione della polizia e la grande risposta del movimento, anche a Padova si sono realizzate assemblee e mobilitazioni come non si ricordavano da anni. La manifestazione di martedì 24 luglio, le iniziative del Marx all'Arcella e del Furio da Re in piazza Toselli, il dibattito alla festa di Liberazione a Cadoneghe sono occasioni, di cui siamo stati direttamente promotori, che testimoniano una sensibilità ed una disponibilità significativa.

7) In questo contesto tenta di costituirsi il social forum a Padova, su un'iniziativa di compagni di Assopace, della Cgil, del Prc. Un compatto blocco politico, i verdi-legambiente-radiosherwood, si è in queste settimane contrapposto a questa ipotesi, assumendo su di sé la titolarità del movimento nella nostra città, in forza del suo ruolo nazionale e della sua capacità di mobilitazione locale. Riproponendo una loro tendenza a sovradeterminare qualunque iniziativa di antagonismo sociale (vedi l'esperienza della mobilitazione contro la Lega), rapportandosi direttamente con il centrosinistra e la Camera del lavoro provinciale, intendono articolare un movimento bicefalo, guidato dalle loro associazioni e dalla Cgil (come ha evidenziato la prima manifestazione padovana contro i bombardamenti in Afghanistan). Un progetto politico che utilizza il movimento come articolazione del centrosinistra, sua gamba e interlocutore sociale. In questo senso è risultata significativa la settimana di mobilitazione sugli Stati generali, che dopo aver saltato il social forum e avendo integrato nel loro percorso l'assemblea di S. Carlo, è stata aperta da Massimo Cacciari ed è stata centrata su parcheggi e aeroporti, eclissando il problema delle privatizzazioni e delle infrastrutture per non disturbare la futura candidatura a sindaco di Massimo Carraro.

8) Nelle ultime settimane, dopo aver continuamente fatto appello alla nostra federazione ad allinearsi a questo progetto politico, dopo aver incassato il successo della settimana contro gli Stati generali (unica opposizione che si è mostrata in città), dopo aver preso l'iniziativa nel Piovese e aver co-partecipato alla costruzione di un Social Forum della Bassa padovana su posizioni di maggior forza, stanno guidando l'intervento fra gli studenti medi e universitari. Il social forum padovano si sta avviando ad una propria costituzione in maniera ambigua e stentata, risultando debole, afasico, schiacciato da dinamiche politiche e organizzative che prescindono dal movimento antiglobalizzazione e dai suoi appuntamenti. Il Prc, le posizioni che intendono radicare e rapportare il movimento con i lavoratori, sono isolate, poco presenti in queste settimane, poco capaci di imprimere una dinamica diversa alle assemblee e alle mobilitazioni.

9) In questa fase è estremamente pericoloso spezzare il movimento, disorganizzare una compagine divisa di fronte ad un processo di criminalizzazione e di attacco alle politiche antagoniste. La tendenza ad accettare il livello dello scontro proposto dallo Stato a Genova, basandosi su aree sociali di precariato e sottoproletariato disponibili alla lotta, senza che al movimento si siano unite le diverse frazioni che oggi compongono il movimento dei lavoratori è estremamente pericolosa e va combattuta politicamente. Nel contempo il tentativo di collocare il movimento in una logica istituzionale di dialogo e concertazione, spingendo il capitale ad accordare una gestione partecipata di questo modo di produzione (dalla tobin tax alle azioni di polizia internazionale), vuol inglobare il movimento i una logica interclassista e riformista, isolandone le sue componenti rivoluzionarie e di classe. In queste settimane abbiamo assistito al ripetersi di aggressioni ad esponenti del movimento, e proposte di ghettizzare alcuni soggetti, recuperando elementi e discorsi di una politica d'ordine che il movimento comunista ha praticato nel passato e che proprio in questa città hanno prodotto guasti e divisioni per lungo tempo.

Visto questo quadro, il CPF di padova ritiene:

- importante seguire il processo di formazione del social forum, tenendo ben presenti i suoi limiti (strettoia organizzativa) e i rischi (strumento di traghettamento nel centro sinistra), ma anche le potenzialità e la necessità di un simile organismo (catalizzatore e propagatore di movimento).
- prioritario, in questa fase, per le sue valenze strategiche e per la situazione nel social forum, radicare territorialmente il movimento, dando vita a comitati e collettivi che coinvolgano le persone, ma soprattutto i nostri soggetti sociali, il diviso mondo del lavoro padovano. I compagni e i circoli del Prc si devono impegnare direttamente in comitati e gruppi territoriali contro la guerra, che si articolino col social forum o che agiscano in autonomia, provando a costruire un legame fra l'azione globale e le situazioni specifiche.
- fondamentale che si rinsaldino o recuperino le relazioni con quelle realtà sociali e di movimento già da tempo in rapporto con il Prc, da delegati rsu ad aree sindacali, dalla cooperativa coralli alla casa dei diritti sociali. Una rete di compagni e associazioni in grado di sviluppare proposte che possano imprimere nel social forum e nel movimento un discorso anticapitalista a partire dalla centralità del lavoro.
- utile organizzare momenti seminariali e di confronto fra i compagni del Prc, in grado di stimolare una partecipazione consapevole dei compagni alle iniziative e alle attività del movimento
- doveroso dialogare e relazionarsi con tutte le espressioni e le organizzazioni del movimento antiglobalizzazione e contro la guerra, evitando di isolare singoli e gruppi di fronte alla repressione dello Stato, nell'ottica di impedire la criminalizzazione di parte del movimento, di indirizzare le lotte verso pratiche e metodi che non nuocciano al movimento stesso e di favorire con tenacia e costanza il raggiungimento dell'unità su patti comuni.
- importante appoggiare e partecipare a tutte le manifestazioni del movimento o di sue parti contro la guerra, compresa quella di sabato 27 giugno di veneto contro la guerra, in quanto consona, nelle forme e nei contenuti, al sentire dei compagni e dei cittadini che si oppongono alla guerra.

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