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(27 Settembre 2011) Enzo Apicella

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Report della riunione del gruppo di continuità nazionale

della Rete per l’indipendenza e la democrazia sindacale nella Cgil

(2 Agosto 2006)

Alla riunione erano presenti compagni e compagne in rappresentanza delle regioni e dei territori.

Scopo della riunione del gruppo di continuità era definire la campagna d’autunno che si preannuncia particolarmente intensa visti i contenuti e la portata della manovra finanziaria delineata nel Dpef e l’offensiva che il padronato intende portare sul terreno contrattuale. Giorgio Cremaschi, prima di affrontare l’analisi della fase politica, sociale ed economica ha comunicato l’avvenuta consegna al presidente del direttivo nazionale del documento programmatico in quanto atto necessario per definire le caratteristiche dell’area e il conseguente riconoscimento formale della nuova aggregazione da parte della Cgil. Da questo punto di vista non sfugge a nessuno dei compagni e delle compagne presenti la necessità di impedire lo stravolgimento delle regole della Cgil attraverso il tentativo di legittimare e riconoscere aggregazioni che non definiscono le loro caratteristiche attraverso l’elaborazione del documento programmatico.

In questo senso è urgente aprire una discussione nel direttivo nazionale sulle forme e gli strumenti dell’organizzazione e della democrazia interna alla Cgil.

Sulla fase sociale politica ed economica

La sindrome del governo amico che appare innegabilmente attraversare la rappresentanza politica e sociale delle classi subalterne conferma due elementi che avevamo sottolineato nei mesi scorsi: la questione dell’indipendenza del sindacato dal quadro politico e dal padronato e la critica sui tempi di svolgimento del congresso che hanno lasciato la Cgil senza una linea adeguata a fronteggiare una fase tutt’altro che di redistribuzione e di crescita della spesa sociale.

La situazione internazionale e i primi passi del governo ci raccontano di una politica che non risponde alle istanze ed ai bisogni che i movimenti sociali di questi anni hanno sostenuto. Questo non vuol dire che Prodi sia come Berlusconi. Fare questa generalizzazione è un errore assai grave, perché cosi non si coglie il cambiamento che c’è stato, la crisi del liberismo selvaggio e il ritorno a quello concertato.

La vittoria del movimento pacifista sul terreno della politica estera del Governo Prodi è una vittoria a metà con il ritiro delle truppe dall’Iraq ma con il mantenimento di quelle dislocate in Afghanistan. Una politica che produce rassegnazione e passività tra i quadri e i militanti. La stessa crisi dei movimenti è anche dovuta a questa impermeabilità della politica dal sociale, ed è per questa ragione che oggi i movimenti sono chiamati a ridefinire pratiche e obbiettivi.

Il Dpef presentato dal Governo si fonda su un impianto classico di liberismo e concertazione, si propone in sintesi una politica economica di sacrifici sociali, parzialmente attenuati dal ritorno di un’equità che, a differenza del precedente Governo la cui politica economica era segnata dai sacrifici a senso unico, li chiede a tutti, tra le altre cose il Dpef conferma l’applicazione della legge 30 di cui la Cgil formalmente ne chiede l’abrogazione. Tuttavia l’equità non è il cambiamento sociale che la Cgil richiedeva, né tantomeno corrisponde alla domanda di profondo cambiamento sociale che è stata alla base della vittoria dell’Unione. La finanziaria appare la semplice, rigida e incomprensibile applicazione dei dettami del trattato di Maastricht. Viene si proposta una politica di lotta all’evasione fiscale e contributiva i cui effetti positivi saranno apprezzabili nel medio periodo, ma contemporaneamente si definiscono nel brevissimo periodo tagli pesanti allo stato sociale, alle pensioni e il perseguimento della moderazione salariale sul versante delle politiche contrattuali.

Le dimensioni della manovra finanziaria, 35 mld di euro, inevitabilmente comporterebbero, vista la contrarietà a giocare il rientro del deficit in tempi più lunghi, ad un calo netto della spesa sociale per la prima volta nella storia della repubblica

Contro queste linee di tendenza e queste proposte dobbiamo batterci.

La discussione oggi ha visto riposizionarsi Cgil-Cisl-Uil su un terreno difensivo che pretende di giocare sui ristrettissimi margini di contrattazione e concertazione rispetto alla quantità, qualità e collocazione dei tagli senza mettere in discussione radicalmente l’impostazione del governo.

Da questo punto di vista il fatto che la Cgil non abbia espresso un giudizio negativo sull’impianto di fondo del Dpef, a differenza di quello netto dato dalla Fiom e dal voto contro l’o.d.g. proposto dalla presidenze al direttivo Nazionale della CGIL del 25 luglio dei compagni della Rete 28 Aprile, corrisponde appunto all’accettazione del terreno difensivo che pretende il Governo.

Allarmanti appaioni i risultati del gruppo di verifica sulle pensioni, guidato peraltro dall’ex collaboratore dell’ex ministro leghista Maroni, che ha proposto un taglio dei coefficenti di rendimento tra l’8 e il 10%. Non possiamo sapere se diverrà questo l’orientamento del Governo, ma le indiscrezioni sulla possibile introduzione di forti penalizzazioni per chi decide di andare in pensione con i criteri attuali ci riporterebbe direttamente a quanto proponeva Berlusconi nel ’94.

La Confindustria vuole sfruttare la congiuntura positiva fino in fondo e per favore l’intensità della crescita pretende di comprimere ulteriormente il lavoro.

Nei prossimi mesi saremo chiamati a fare i conti con l’offensiva del padronato sul terreno contrattuale, peraltro agevolata da tassi di inflazione programmata lontanissimi dalle necessità salariali delle lavoratrici e dei lavoratori e sui quali incomprensibilmente la Cgil ha espresso un giudizio positivo.

Ritorna il rischio di un ritorno ad una stagione di moderazione salariale con l’avallo del Governo così come accaduto nel passato.

L’altra grande questione con cui dovremmo fare i conti nei prossimi mesi è quella relativa all’offensiva sulla prestazione lavorativa: precarietà, flessibilità e orari di lavoro.

La situazione pertanto richiederebbe una straordinaria mobilitazione del mondo del lavoro, mobilitazione che, ad oggi, non è all’odg della Cgil che conferma sino in fondo la sindrome del Governo amico.

Come Rete dobbiamo quindi lavorare su tre grandi filoni :

Lotta sul terreno delle politiche economiche e sociali;

Lotta alla precarietà;

Politiche contrattuali in grado di rompere gli angusti margini che il Governo e la Confindustria sostengono.

Per questa ragioni si propone:

Alle lavoratrici ed ai lavoratori deve arrivare l’altro punto di vista presente nella Cgil. Per questo si propone una campagna di assemblee regionali e territoriali contro la finanziaria. Alla ripresa verrà elaborato un numero speciale di “Notizie in Rete” sulle pensioni, previdenza complementare e Tfr da diffondere nei luoghi di lavoro;

Strutturazione del lavoro della Rete nelle categorie con iniziative particolari nei chimici e nelle telecomunicazioni;

Contribuire alla ripresa dei movimenti. L’assemblea dell’8 luglio scorso ha visto un fronte ampio condividere la necessità della costruzione di una manifestazione nazionale contro la precarietà. Riportare nei territori questo fronte di movimento, attraverso la costituzione di coordinamenti, comitati è uno degli obiettivi che come Rete dobbiamo perseguire;

Costituire coordinamento organizzativo. Il gruppo di continuità che qui si è riunito e che non risponde a criteri predefiniti per potervi partecipare è il modello che si propone di replicare nelle regioni, nei territori e nelle categorie. Si propone la costituzione di due gruppi di lavoro: uno organizzativo ed un altro informativo allo scopo di curare tutti gli aspetti dell’iniziativa politica sindacale della Rete.

Sulla relazione e sulle proposte sono intervenute le compagne Tonoli, Taormina e i compagni Stagni, Carelli, Rizzuti, Marchesotti, Bertinelli, Bianchi, Bellavita, Canti, Potenza, Passarino e Grassi. Il dibattito, oltre a registrare una larga condivisone dell’impianto di fondo dell’analisi e della proposta, ha consentito di arricchire ulteriormente l’insieme delle iniziative che si terranno nei prossimi mesi, dalla proposta di costruire un seminario sullo stato della Cgil a quella di collegare la campagna in difesa delle pensioni alle questioni del Tfr e della previdenza complementare nel suo complesso. E’ stato inoltre sottolineata la necessità di perseguire orientamenti comuni, rispetto alle politiche contrattuali delle singole categorie nei prossimi rinnovi, con l’obbiettivo di determinare piattaforme che realmente rispondano ai bisogni ed alle istanze delle lavoratrici e dei lavoratori.

Roma, 27 luglio ’06

Rete 28 Aprile per l’indipendenza e la democrazia sindacale nella Cgil

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