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26 Ottobre: a Roma con l'intifada, senza "se" e senza "ma"

(20 Ottobre 2002)

Il prossimo 26 ottobre il popolo della solidarietà internazionalista con la Resistenza palestinese sarà nuovamente in piazza a Roma. L'appello lanciato dalla delegazione italiana a Beirut per il ventesimo anniversario della strage di Sabra e Chatila e ripreso dalla Comunità Palestinese di Roma sta raccogliendo centinaia di adesioni: associazioni, comitati, reti di movimento, parlamentari, forze politiche, singoli cittadini stanno letteralmente intasando la casella di posta elettronica aperta dalla Comunità Palestinese di Roma.

E' la seconda volta in pochi mesi che questo avviene: ricordiamo tutti l'imponente manifestazione nazionale dello scorso 9 marzo, quando 150.000 persone hanno invaso pacificamente le strade di Roma, mobilitandosi autonomamente, spinte dall'indignazione per il silenzio e l'ipocrisia che gravavano come una cappa di piombo sul massacro meticolosamente condotto dalla coppia Sharon-Peres nei confronti della popolazione palestinese dei Territori Occupati. Non siamo certo in grado di sapere se la partecipazione alla manifestazione del 26 ottobre sarà inferiore, pari o superiore a quella del 9 marzo, ma non crediamo sia importante stabilirlo; l'analogia con il 9 marzo - e le mobilitazioni che sono seguite - consiste nell'assoluta autonomia del percorso che queste mobilitazioni si sono date, sconvolgendo ogni schema precostituito e spazzando via ogni tentativo di ricondurle in un quadro di compatibilità confezionate a tavolino.

E' questa capacità - collettiva, diffusa e trasversale - di misurarsi sui contenuti, piuttosto che sulle formulette organizzative o sugli slogan à la page, che sorprende piacevolmente e fa ben sperare per il futuro.

Una capacità analoga a quella che va manifestandosi in altri luoghi: la Francia della manifestazione di Marsiglia e la Gran Bretagna della manifestazione di Londra nel secondo anniversario dell'inizio dell'Intifada di Al-Aqsa parlano la stessa lingua della coalizione americana per la pace ANSWER, della Resistenza palestinese e dei popoli del Medio Oriente.

Tutti sembrano aver compreso come la pulizia etnica di Israele sia la chiave di volta della ridefinizione geopolitica dell'intera area e che l'aggressione annunciata contro l'Irak sarà la proiezione su scala di teatro della guerra di Sharon e Peres contro i Palestinesi e costituirà l'occasione per l'imperialismo americano per mettere le mani sulle immense risorse petrolifere irakene e, contemporaneamente, per il colonialismo sionista per realizzare l'antico sogno del transfer, la deportazione forzata dei Palestinesi verso la Giordania.

Washington potrà così disporre di un potenziale energetico pressoché illimitato e di un controllo nell'area pressoché assoluto, mentre Tel Aviv potrà registrare un decisivo passo avanti nella costruzione di Eretz Israel, la Grande Israele che, per realizzarsi compiutamente, dovrebbe comprendere tutto il territorio esistente fra il Nilo e l'Eufrate, i due fiumi rappresentati simbolicamente dalle strisce azzurre sulla bandiera israeliana... per questo obiettivo è forse ancora troppo presto, ma la pulizia etnica di Giudea e Samaria (come i sionisti chiamano la Cisgiordania e la Valle del Giordano) appare a Sharon e Peres ormai a portata di mano. Per intanto, i coraggiosi soldati con la Stella di David si limitano ad uccidere uomini, donne e bambini, cosa che non fa più notizia, esattamente come i quotidiani bombardamenti angloamericani sull'Irak. 

E' tutto già scritto? No. Le controtendenze sono già in atto, più forti di quello che appare: l'Intifada, innanzitutto, l'eroica resistenza dei Palestinesi nei Territori e negli inferni dei campi profughi del Libano; la diffusione di un movimento pacifista e antimperialista in tutto il mondo, da Nord a Sud, come le manifestazioni del 26 ottobre e quelle successive si incaricheranno di dimostrare anche ai più scettici; il sia pur timido risveglio delle diplomazie europee, russa e cinese, cui sembra non sfuggire più la pericolosità - anche per i loro stessi interessi - della rapacità e dell'irresponsabilità americana e sionista. Cosa verrà fuori da tutto questo non lo sappiamo, non siamo in grado di saperlo, ma vediamo che qualche intralcio l'(ex?) alcolizzato che siede alla Casa Bianca e i macellai di Tel Aviv lo stanno incontrando.

Il 26 ottobre tutti a Roma, dunque. Ancora e sempre con l'Intifada, senza "se" e senza "ma".

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