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Genova: anche se non è ancora carnevale qualcuno ha gettato la maschera!

il "cinese" e l'articolo 18

(29 Gennaio 2003)

Da quando è incominciata la lotta della CGIL, per difendere lo statuto dei lavoratori dagli attacchi incrociati di governo, CISL e UIL, avevamo nello stesso tempo sostenuto di stare attenti a chi in quel momento si ergeva a paladino-eroe “dell'opposizione” a Berlusconi, ovvero S.Cofferati.

Abbiamo , altresì, sempre sostenuto quali erano le vere intenzioni del “cinese”: un governo borghese dell’Ulivo in alternanza al polo di centrodestra che permettesse una nuova stagione di concertazione e compatibilità, non un governo dei lavoratori per i lavoratori.

Oggi appare il vero volto di chi era contrario ad allargare i diritti dei lavoratori e l’art.18, schierandosi contro il referendum proposto da Rifondazione Comunista e sostenuto dalla FIOM - CGIL per estendere lo statuto dei lavoratori sotto i quindici dipendenti.

Certo crediamo possa essere lecito riflettere sullo strumento referendario per affrontare un tema come quello dell’estensione dell’art.18 che invece dovrebbe fondarsi sulla lotta di classe, ma è altrettanto vero che passato il giudizio favorevole della corte costituzionale ci pare stupido non provare a combattere questa battaglia.

Le alternative in campo ci paiono, non solo inadeguate a giustificare un eventuale voto contrario al referendum, ma anche delle bugie allo stato attuale delle cose.

Che il centro sinistra e i DS in particolare siano poco avvezzi a difendere i diritti dei lavoratori lo si era già visto durante i governi Prodi, Amato e D’Alema, capaci solo a liberalizzare i contratti a termine, interinali, formazione lavoro ecc. ecc. [Pacchetto Treu]; oggi tale coalizione ci propone, sapendo di non avere i voti nel parlamento, un disegno di legge che eviti il voto ma nei fatti ci dice che voterà no all’estensione dell’art18.a tutto il mondo del lavoro.

Facciamo appello alla CGIL che rappresenta milioni di lavoratori e di lavoratrici, che quotidianamente ha rapporto con quel 60% di dipendenti esclusi dal diritto ad essere reintegrati sul posto di lavoro di fronte ad un licenziamento ingiusto, a dire votiamo si al referendum facendo vivere questo obbiettivo in una nuova stagione di lotte.Qualsiasi altra scelta sarebbe incomprensibile ed inaccettabile lasciando i dipendenti nelle piccole fabbriche al loro destino e rendendo più deboli la classe operaia nelle grandi fabbriche.

Coordinamento Fabbriche del Ponente
del Partito della Rifondazione Comunista

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