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Manifestazione per la Palestina: la verità muore sotto il fuoco di parole a vanvera

Editoriale di Radio Città Aperta (Roma)

(8 Aprile 2002)

Le polemiche sulla manifestazione per la Palestina di sabato, lasciano trapelare ingenuità, ambiguità e falsità che lascerebbero perplesso chiunque, in queste settimane di grande tensione, sia riuscito a mantenere i nervi saldi.

Il tono di molti commenti giornalistici sulla manifestazione di sabato, appare fortemente speculare a quelli dei leader politici della sinistra che in piazza avevano deciso una strabiliante defezione.

E' mai possibile - viene da chiedersi - che i partiti della sinistra e i sindacati non siano in grado di gestire una manifestazione da loro convocata e sui loro contenuti? Oppure avevano già deciso che quella manifestazione non si doveva fare, in un contesto in cui le responsabilità su quanto avviene in Palestina sono ormai nitide e mettono sotto accusa il governo israeliano? In una situazione come questa, la posizione di equidistanza dietro cui si nascondono buona parte dei DS, del sindacato e, a quanto sembra, anche una parte di Rifondazione, non reggerebbe all'evidenza. Era forse questo il vero punto debole della convocazione della manifestazione di sabato. Da qui l'imbarazzo prima e la sconcertante defezione poi.

Ma è ancora più impressionante la manipolazione di una parte dei giornali (molto meno delle televisioni) che hanno ricostruito ancora una volta la solita trappola con la quale e nella quale, molti leader politici della sinistra sembrano essere caduti nuovamente e volontariamente.

Viene disegnata la manifestazione come estremista ed antisemita e 40.000 testimoni possono smentirlo, vengono additati striscioni che contenevano critiche durissime ma tutte sul piano politico al governo israeliano, in una ridda di passaparola sempre più incredibile, un ragazzo palestinese con il passamontagna viene dipinto come un kamikaze (?). Infine, si parla di un clima che rischia di sfociare nell'antisemitismo quando in Italia non c'è stato alcun episodio in questo senso in nessuna parte del paese e in nessuna manifestazione. E' un dato di fatto che anche i funzionari di polizia ammettono molto chiaramente. Al contrario, chi semina e rilancia questo allarme strumentale sul nulla, tace ancora su episodi di intolleranza concreti e dimostrabili come le aggressioni al termine della manifestazione del 9 marzo, sull'aggressione dell'europarlamentare Luisa Morgantini venerdi scorso all'uscita degli studi televisivi di Sciuscià, sui tafferugli provocati il giorno di Pasqua in piazza Venezia, sulle aggressioni a passanti, giornalisti e agenti di polizia durante l'assedio alla direzione di Rifondazione Comunista. Ovvero: anche in questo caso , come in Palestina, l'aggressore deve essere tutelato come aggredito e chi subisce i torti deve rassegnarsi a portare e scontare per sempre colpe e responsabilità non sue.

Di questo e su questo la sinistra italiana dovrebbe iniziare a riflettere sul serio, ma non vi riuscirà mai, nè tra i DS nè tra Rifondazione, se non riuscirà a sottrarsi psicologicamente e culturalmente alle trappole ormai note e consunte che sulla questione Palestinese vengono sistematicamente gettate ogni volta che la leadership israeliana viene inchiodata alle proprie responsabilità sulla Palestina. Che questo ceto politico dirigente ci riesca è difficile crederlo, che una nuova generazione politica debba riuscirci diventa fondamentale.

Radio Città Aperta (Roma)

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