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Omissioni e strumentalità della giornata della memoria

Editoriale di Radio Città Aperta (27 gennaio)

(29 Gennaio 2003)

Da tre anni, il 27 gennaio viene celebrata in Italia la Giornata della Memoria che commemora e ricorda la liberazione degli internati dai campi di concentramento nazisti nel 1945.

Il terreno della memoria è un campo di battaglia decisivo per trarre lezione dagli orrori del passato e impedirli nel futuro. Ma quello della memoria non è un terreno oggettivo, viene spesso reso innocuo dalla retorica o piegato alle esigenze politiche del presente.

A nessuno sfugge l’uso strumentale e parziale che viene fatto della pagina nera dei campi di concentramento nazisti, della persecuzione e del massacro dei cittadini ebrei in Europa, di quello che viene ricordato come l’Olocausto.

Forse il nesso sarà casuale, ma l’introduzione della giornata della memoria coincide con i tre anni dell’escalation della repressione israeliana contro la popolazione palestinese. Non solo, i settori filo-israeliani della società e della politica, approfittano senza alcuna remora di questa data per una operazione di sostegno acritico alla politica israeliana. Ne è un esempio il linciaggio politico organizzato da Gad Lerner e dalla comunità ebraica milanese contro Asor Rosa e il suo recente libro sulla guerra. Ne è un esempio l’articolo del presidente della Comunità ebraica di Pisa che chiede al comune toscano di tagliare i fondi ad una associazione culturale di sinistra colpevole di sostenere il boicottaggio contro l’economia di guerra israeliana.

Entrambi hanno strumentalizzato apertamente la giornata della memoria per fini politici e per attaccare intellettuali o associazioni progressiste che hanno criticato la politica del governo israeliano.

Infine ma non per importanza. Una giornata della memoria in Italia già esiste ed è il 25 aprile che celebra la liberazione di tutti e non solo di qualcuno dal nazifascismo. Perché si è voluto rompere questo momento unitario nella memoria storica comune di tutta la popolazione creando, ancora una volta, una differenziazione?

In conclusione vorremmo aggiungere una domanda che molti – spesso ironicamente – si sono posti: se nella scena finale del film “La vita è bella” fosse comparso un carro armato sovietico piuttosto che uno americano – come è avvenuto realmente nella storia – Roberto Benigni e il suo film avrebbero avuto il premio Oscar?

Radio Città Aperta

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